Due buone notizie ieri da Napoli. La prima è la cittadinanza onoraria che il Comune ha conferito a Julian Assange, giornalista detenuto e condannato per aver svolto le funzioni di giornalista d’inchiesta in maniera libera, autonoma e coraggiosa. Assange paga sulla sua pelle e sulla sua libertà personale l’aver osato investigare sul potere governativo, e per questo è perseguitato soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Perseguitato da governi che ogni giorno da decenni vogliono dare lezioni al mondo di democrazia e diritti umani.
Due buone notizie ieri da Napoli. La prima è la cittadinanza onoraria a Julian Assange. L’altra che si continuerà a indagare sulla morte di Mario Paciolla
L’accanimento giudiziario nei confronti di Assange è qualcosa di indegno, che non ha nulla a che vedere con lo stato di diritto. Ecco quanto è fondamentale l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Con Assange siamo alla criminalizzazione della libera informazione e del dissenso. Colpirne anche uno per educarne cento. Così è stata accolta la richiesta di cittadinanza onoraria presentata dai promotori del movimento che, anche a livello internazionale, punta alla liberazione di Assange. Una delle ultime iniziative, in tal senso, è l’appello lanciato a Pozzuoli da me e Roberto Fico, in un dibattito molto partecipato, pochi giorni prima dell’approvazione della delibera del Comune di Napoli. La città con questa decisione per Assange prosegue la tradizione democratica soprattutto nel conferimento delle cittadinanza onorarie e nella toponomastica cittadina.
L’altra bella notizia viene dalla Capitale. Il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma ha rigettato la frettolosa e per nulla condivisibile richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica sulla morte dell’attivista napoletano Mario Paciolla, con molta probabilità assassinato in Colombia mentre partecipava con competenza e passione ad una missione delle Nazioni Unite. Una fretta nel voler archiviare davvero inaccettabile.
Non ho mai creduto alla tesi del suicidio o di una morte “naturale” così come del resto ostinatamente e giustamente sostiene la famiglia Paciolla, i suoi amici e tante associazioni tra cui i giornalisti di Art. 21 che hanno svolto un lavoro prezioso. Verità e giustizia per Mario Paciolla è una lotta che ho sposato sin dal momento della sua morte anche con uno striscione sempre presente sui balconi di Palazzo Sa Giacomo. Perché si ha paura della verità su Mario? Magistratura e Governo possono e debbono fare molto di più. Non ci fermeremo fino a quando Assange non verrà liberato e fino a quando non ci sarà giustizia per Mario.