La Corte di giustizia britannica sul caso Assange ha rinviato la decisione. Stefania Ascari, deputata M5S, si aspettava lo slittamento e soprattutto che cosa potrebbe significare?
“A mio avviso si tratta di un’apertura perché hanno dato tempo alla difesa di Assange per integrare la documentazione. Credo sia un segnale positivo. Quello che a me ha fatto venire i brividi è stata l’arringa del team legale degli Stati Uniti perché hanno addirittura sostenuto che quanto emerso circa l’intenzione della Cia di uccidere Assange quando si trovava nell’ambasciata dell’Ecuador, non pregiudica il processo e comunque non è attinente al caso. Poi hanno parlato di violazioni di leggi internazionali ma senza presentare alcun caso o allegare prove. Invece una cosa che mi ha colpito moltissimo è stata la gente qui a Londra. Pioveva fortissimo e fuori dal Tribunale c’erano tantissimi cittadini, da ogni parte del mondo, per ringraziare Assange di aver fatto il suo lavoro di giornalista fino in fondo. Mi sono sentita parte di una squadra e credo che si debba partire da qui per costruire un mondo migliore”.
Se dovesse arrivare l’ok all’estradizione negli Stati Uniti, cosa significherebbe per la libertà di stampa?
“Si tratterebbe di un gravissimo precedente. Se in futuro un giornalista si dovesse trovare in mano documenti altrettanto esplosivi, vedendo cosa ha passato e cosa sta passando Assange, ci penserebbe dieci volte prima di pubblicare qualcosa e probabilmente finirebbe per non farlo”.
Negli anni Assange ha subito un trattamento surreale. Prima ha trovato asilo politico per quasi sette anni in una stanzetta nell’ambasciata dell’Ecuador, poi per altri cinque è stato tenuto in carcere a processo ancora in corso. Cosa ne pensa?
“È stata ed è un’ingiustizia mostruosa. Non bisogna essere esperti di diritto per capirlo perché quanto accaduto può essere definito come uno sfregio alla Giustizia che deve far riflettere tutti”.
In fatto di libertà di stampa, in Italia come siamo messi?
“Siamo messi malissimo perché la nostra è un’informazione al guinzaglio. Io stessa ho cofirmato una relazione della commissione Antimafia della precedente legislatura da cui sono emersi giornalisti sottopagati, sfruttati e su cui pende la perenne minaccia di querele temerarie con annesse richieste di maxi risarcimenti. In questo modo l’informazione non può che essere falsata e lo stiamo vedendo anche in questi giorni perché pochissimi giornalisti parlano di un collega, Assange, che da quattordici anni non può camminare per strada perché ha toccato quel livello di potere che pochissimi osano perfino sfiorare”.