Infanzia, preoccupa la violenza verbale, Cesvi: “Attenti ai social”

Roma, 3 lug. (askanews) – L’Italia resta spaccata in due sui fattori di rischio e i servizi per l’infanzia, con Regioni del Nord generalmente più virtuose e un Sud dove essere bambini è più difficile. Ma ciò che più preoccupa è la violenza verbale, il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura dei più piccoli, focus del sesto Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato dalla Fondazione CESVI e presentato in Senato, con il titolo “Le parole sono importanti”. “Emerge in particolare l’importanza di prestare attenzione alle parole che si usano nei momenti educativi, in particolare quelli genitoriali e quelli che riguardano la scuola. Le parole sono importanti, le parole feriscono ma possono essere anche parole che curano”, ha spiegato Stefano Piziali, direttore generale Fondazione CESVI.Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile: “Si parla di circa 55 milioni di bambini affetti da temi di maltrattamento e trascuratezza in Europa e ben il 36% soffre di questo problema di abusi psicologici e in particolare della violenza verbale”, ha precisato Roberto Vignola vice-direttore Fondazione CESVI.Raccogliere dati, quindi, per misurare il fenomeno, come ha fatto CESVI, e prevenirlo, soprattutto investendo nell’educazione alla cura e a un linguaggio positivo. Attenzione però all’uso dei dispositivi, in particolare ai social: “Oggi sono anche a disposizione dei bambini e trovano in questi strumenti, mi riferisco ovviamente ai social, tutta una serie di informazioni e contenuti che espongono loro alla violenza. Poi questa violenza in fase adolescenziale viene introiettata, viene subita ma viene anche esplosa. E abbiamo malattie legate all’alimentazione, al cyber-bullismo, all’aggressività”, ha sottolineato ancora Piziali.La violenza verbale – tra cui insultare, criticare, minacciare – può avere pesanti conseguenze sulla salute mentale, sia nell’infanzia sia una volta diventati adulti. “Soprattutto in ambito educativo c’è questa tendenza un po’ tradizionale a utilizzare un linguaggio forte, un linguaggio offensivo, anche per spronare i minori. Tutto questo non va bene, perché compromette anche quelle che sono le capacità di autostima del minore”, ha affermato Vignola.Le Regioni italiane dove il contesto legato ai fattori di rischio è più favorevole ai bambini si riconfermano Trentino-Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia; maglia nera invece alla Campania, preceduta da Sicilia, Puglia e Calabria. Rispetto ai servizi di prevenzione e cura, la Regione con la miglior dotazione strutturale è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta.Cosa fare per cambiare e promuovere un linguaggio positivo e orientato alla cura? “Lo sport è un veicolo importantissimo per superare questo tipo di difficoltà. L’importante è che gli attori educativi, scuola, genitori e istituzioni lavorino insieme e tante volte questo non accade”, ha ricordato il direttore Piziali. Alla presentazione a Roma dell’indice regionale, redatto dalle ricercatrici di CESVI Giovanna Badalassi e Federica Gentile,hanno partecipato la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, la consigliera del ministro dell’Università, Alessandra Gallone, la presidente del Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia (CISMAI), Marianna Giordano.Il rapporto presenta una graduatoria basata su 64 indicatori, tra cui capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi.