Elezioni catalane, vittoria socialista ma governo lontano

Barcellona, 13 mag. (askanews) – Dopo 45 anni, il partito Socialista catalano (Psc) si è imposto nelle elezioni regionali sia per seggi che per numero di voti: un successo che legittima la politica del governo del premier Pedro Sanchez ma che non risolve ancora i problemi di governabilità a Madrid – in primo luogo perché non è affatto detto che a Barcellona si riesca a formare un governo stabile e una ripetizione del voto non è uno scenario da scartare a priori. Le combinazioni possibili per raggiungere i 68 seggi necessari sono difficili, mentre un esecutivo di minoranza necessita di una serie di negoziati – e sacrifici anche personali – che riguardano più il governo centrale che quello autonomico.I socialisti di Salvador Illa hanno ottenuto il 28% dei voti e 42 seggi, un risultato superiore a quanto previsto dai sondaggi; a cantare vittoria è anche Carles Puigdemont, con 35 seggi e un netto sorpasso ai danni dei rivali della sinistra indipendentista di Erc, fermi a 20. Ma cresce anche la destra: il Pp arriva a 15 deputati, mentre Vox a 11 – entrambi superando le aspettative delle rilevazioni; entra in Parlamento anche l’ultradestra indipendentista di Aliança Catalana, con 2 seggi.Viceversa, Erc cede nettamente posizioni – era stato il vincitore delle scorse elezioni – così come gli anticapitalisti della Cup, mentre Comuns resiste con 6 seggi, Ciudadanos sparisce con appena 20mila voti, cannibalizzato da PP e Vox.Al di là dei negoziati che inizieranno martedì, va sottolineato come il messaggio elettorale per l’indipendentismo (che ha comunque raccolto il 43% delle preferenze) sembri indicare la necessità di un cambio di passo: l’indipendenza, se possibile, è un cammino molto più lungo del previsto.A vincere, sia pure con un margine insufficiente, è la politica di “pacificazione” e status quo promossa da Sanchez, in cambio di concessioni economiche e della legge di amnistia: ma trasformarla in un governo regionale stabile che allo stesso tempo blindi la legislatura a Madrid appare tutt’altro che facile – e nel frattempo la destra cresce, in attesa della resa dei conti delle europee.