Potrebbe esserci una svolta diplomatica che eviterebbe un attacco degli Stati Uniti in Siria. Dopo l’apertura di ieri dalla Russia, che ha ipotizzato di mettere le armi chimiche di Damasco sotto controllo internazionale per poi distruggerle, e dopo il primo sì giunto dal ministro degli Esteri siriano, Barack Obama è sembrato possibilista: si tratta di “uno sviluppo potenzialmente positivo”, ha detto in una delle sei interviste concesse ad altrettante emittenti e mandate in onda nella notte italiana. Obama aggiunge tuttavia che resta scettico sul fatto che Damasco consegnerà le sue scorte e, tornando a chiedere un sì del Congresso Usa all’intervento militare, sottolinea che “non penso che saremmo arrivati a questo punto se non avessimo mantenuto una possibilità credibile di attacco militare”. Intanto, alla luce dei progressi diplomatici in corso, il leader della maggioranza democratica al Senato Harry Reid ha rinviato il voto che era previsto in aula in Senato per mercoledì 11 settembre. E per oggi è previsto nella prima serata americana l’atteso discorso di Obama alla nazione. Il presidente parlerà dalla East Room della Casa Bianca.
OBAMA: POSSIBILE UNA SVOLTA
Le sei interviste a Obama mandate in onda stanotte rientrano nella offensiva mediatica dell’amministrazione in vista del voto del Congresso. Da giorni, infatti, funzionari dell’amministrazione tengono briefing con i parlamentari, alcuni pubblici e altri riservati, nel tentativo di convincere l’opinione pubblica della necessità di un attacco alla Siria in risposta all’uso di armi chimiche, di cui Washington attribuisce la responsabilità al regime di Bashar Assad. Da Obama è giunta però un’apertura sulla possibilità di evitare l’attacco. La proposta di mettere le armi chimiche della Siria sotto controllo internazionale è “uno sviluppo potenzialmente positivo”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca nel corso di un’intervista a Nbc News. L’inquilino della Casa Bianca ha garantito che “certamente” fermerebbe un attacco militare se le scorte di armi chimiche della Siria venissero messe al sicuro con successo, ma ha ribadito in merito il suo scetticismo, spiegando che per questo prenderà le dichiarazioni siriane “con la dovuta cautela all’inizio”. “Il mio obiettivo è sempre stato di affrontare un problema molto specifico”, ha detto Obama ad Abc News. “Se possiamo farlo senza un attacco militare è di gran lunga ciò che preferisco”, ha concluso.
L’APERTURA DI IERI DA RUSSIA E DAMASCO
Lo spiraglio in direzione della pace si era aperto ieri prima dalla Russia e poi da Damasco. Il tutto era partito però da alcune dichiarazioni del segretario di Stato americano, John Kerry. Parlando da Londra, il capo della diplomazia americana aveva suggerito l’idea che la Siria potesse evitare un potenziale attacco di Washington mettendo le sue armi chimiche sotto il controllo internazionale. Assad consegni “ogni singolo pezzo” del suo arsenale di armi chimiche alla comunità internazionale entro una settimana e la crisi potrebbe risolversi. Pare che quella di Kerry fosse una proposta detta su due piedi, tanto che il dipartimento di Stato si era affrettato in serata a precisare che si trattava di un’affermazione retorica. Ma subito dopo la Russia, alleato di Damasco, aveva fatto sua l’idea, ipotizzando di mettere le armi chimiche sotto il controllo internazionale per poi distruggerle. A questa ipotesi si era detto favorevole sempre ieri il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, che non aveva però fornito altri dettagli. E la proposta era stata accolta con favore anche dal segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon.
RINVIATO VOTO DEL SENATO USA SU ATTACCO
Intanto il leader della maggioranza democratica al Senato degli Stati Uniti, Harry Reid, ha deciso di rinviare il voto sull’intervento militare in Siria, che era previsto per mercoledì 11 settembre. Reid ha affermato che non sarebbe vantaggioso tenere il voto mentre prosegue la discussione internazionale sull’uso di armi chimiche. Non è importante “vedere quanto velocemente riusciamo a farlo”, ma “dobbiamo vedere quanto bene possiamo farlo”. Fino a ieri un voto della Camera era ritenuto probabile per il 16 settembre, ma non è chiaro cosa possa succedere adesso.
OBAMA: NON SONO FIDUCIOSO IN VITTORIA AL CONGRESSO
Nel corso dell’intervista alla Nbc, da Obama è giunta intanto una ammissione che potrebbe perdere al Congresso. “Non direi che sono fiducioso” sul risultato del voto sull’intervento militare in Siria, ha detto il presidente Usa, aggiungendo di non avere ancora deciso cosa fare nel caso in cui il Parlamento dovesse dire no alla proposta di un’azione militare. “Penso sia giusto dire che non ho deciso” su un eventuale passo da prendere nel caso di un no del Congresso, ha affermato. Dicendosi poi fiducioso sul fatto che i parlamentari stiano prendendo la questione sul serio e “facendo il loro lavoro”, è tornato a insistere sulla necessità di un sì all’attacco.
OBAMA: PROGRESSI OTTENUTI SOLO GRAZIE A MINACCE USA
Riprendendo quanto già detto ieri dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton e dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, Obama ha affermato che gli sviluppi positivi della proposta russa sono senza dubbio dovuti in parte alla “credibile possibilità” dell’azione militare minacciata dagli Usa. “Non penso che saremmo arrivati a questo punto se non avessimo mantenuto una possibilità credibile di attacco militare e non penso che ora sia il momento di allentare su questo”, ha detto alla Cnn, aggiungendo allo stesso tempo che i progressi di ieri costituiscono un’altra buona ragione per la quale il Congresso dovrebbe dargli l’appoggio che cerca. “Se non andiamo avanti con una minaccia credibile di pressione militare, non penso che potremo ottenere alcun tipo di accordo che io vorrei vedere”, ha affermato.
L’INCONTRO CON PUTIN AL G20
Parlando poi in un’altra intervista, quella a ‘NewsHour’ sull’emittente Pbs, Obama ha rivelato di avere avuto la scorsa settimana con Vladimir Putin un colloquio di 20 minuti in cui si era discusso di una possibile ipotesi che la Siria consegni le armi chimiche sotto il controllo internazionale. Poi, spiega ancora Obama, lui stesso disse a Kerry di tenere più conversazioni in merito con la Russia e di “gestire questo sul terreno”.
ATTESO IL DISCORSO ALLA NAZIONE
Intanto oggi prosegue il pressing. Alle 18.30 ora italiana Obama incontrerà i democratici del Senato e alle 19.45 quelli della Camera. Il sostegno dei democratici non è infatti scontato. Per stasera, infine, è atteso il discorso di Obama alla nazione. Il presidente parlerà a partire dalle 3 di notte ora italiana dalla East Room della Casa Bianca.