Prima una timida apertura alla possibilità di fare un passo indietro. Poi quella che nei prossimi giorni potrebbe diventare una resistenza. Del resto gli argomenti tecnico-giuridici per resistere in questo caso non mancano. Al centro della scena c’è l’Acea, la più importante azienda controllata dal Campidoglio che il nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha più volte detto di voler rivoltare come un calzino. In effetti se si dà un’occhiata agli orti e agli orticelli di potere che si sono creati negli organi di gestione e controllo della società non si può fare a meno di riflettere.
Partiamo dalla presidente della società quotata in Borsa, Catia Tomasetti. In questo momento è anche presidente della Cassa di risparmio di Cesena, componente del Consiglio della Camera di commercio di Roma, vicepresidente di Utilitalia, la federazione che raccoglie le aziende dei settori acqua, energia e ambiente, membro del Consiglio direttivo di Unindustria, membro del comitato di presidenza dell’associazione Civita, “salottino” culturale romano officiato da Gianni Letta e frequentato da manager pubblici e privati, capo del dipartimento di project finance dello studio legale Bonelli Erede Pappalardo. Eh sì, perché la Tomasetti è avvocato. E tramite lo studio legale risulta ancora oggi consulente di Terna in riferimento al progetto di “interconnessione” tra Italia e Francia, in pratica un nuovo elettrodotto tra Piemonte e Savoia. Contattata da La Notizia, ieri Terna ha confermato la sussistenza di questo rapporto, spiegando che “la consulenza in corso non è direttamente con l’Avv. Tomasetti, bensì con lo studio legale Bonelli Erede Pappalardo, di cui l’Avv. Tomasetti è partner”. Una posizione comunque non proprio da manuale, visto che da una parte Acea produce e distribuisce energia elettrica, dall’altra Terna gestisce la rete attraverso la quale questa energia passa. In ogni caso va da sé che una tale concentrazione di poltrone e incarichi in capo alla Tomasetti, con il corollario di sontuosi compensi incassati dalla diretta interessata, non può che finire nel mirino della “nouvelle vague” pentastellata. Fermo restando che propiziare ogni cambiamento sarà difficile, visto il contratto della Tomasetti e la scadenza del mandato nel 2017. In termini di accumulo di poltrone, però, in Acea la situazione tocca anche altri profili.
GLI ALTRI – Nel cda, per dire, siede ancora Roberta Neri, manager che già vantava trascorsi nello stesso gruppo ma che nel frattempo è stata nominata dal Governo Ad dell’Enav. Impegno importante, visto che la società pubblica è impegnata in un processo di privatizzazione dal quale il Tesoro aspetta lauti incassi. Senza contare che la Neri, da curriculum, risulta anche nel Cda di Sorgenia (altra azienda del settore energia) e presidente di Techno Sky, controllata dalla stessa Enav. Se si passa al collegio sindacale di Acea la musica non cambia. Qui c’è un pluripoltronato la cui collezione di scranni in passato è già stata sottolineata da La Notizia. Parliamo di Enrico Laghi, che non soltanto è presidente del collegio sindacale di Acea, ma tra le altre cose è anche commissario liquidatore dell’Imaie (Istituto di tutela di diritti degli artisti), commissario straordinario dell’Ilva, presidente di Beni Stabili, sindaco di Unicredit e consigliere di amministrazione di Burgo Group. Insomma, nell’Acea controllata dal Campidoglio, ma con la complicità degli altri due azionisti forti, Caltagirone e i francesi di Suez, si sono create cuccagne che cozzano fragorosamente contro le cinque stelle ora al potere. Cambierà qualcosa?
Tw: @SSsansonetti