Sta per prendere servizio a Napoli il nuovo Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri. Tra la gente c’è fiducia, attesa, in alcuni palazzi invece mugugni, mal di pancia, anche paura per un uomo fuori dal coro. Da Procuratore della Repubblica di Catanzaro ha fatto un buon lavoro, ne sono testimone diretto anche perché ha proseguito attività investigative che mi costarono da Sostituto Procuratore più di dieci anni fa, per essere arrivato al cuore di un sistema criminale istituzionale, la permanenza a Catanzaro e la toga di pubblico ministero.
Sta per prendere servizio a Napoli il nuovo procuratore Gratteri. Tra la gente c’è fiducia, attesa, in alcuni palazzi invece mal di pancia
Gratteri ha toccato massonerie, borghesia mafiosa, colletti bianchi, il partito unico trasversale della spesa pubblica. Quello che impera oggi, in Calabria come a Napoli, come altrove. Non mi interessa in questo momento il pensiero culturale del dr. Gratteri, non amo il magistrato etico alla ricerca del consenso mediatico, il pm non è una star, mi auguro che abbia la voglia di conoscere Napoli e non giudicarla, di saper cogliere le diversità molteplici della nostra città, il difficile ma non criminale rapporto tra legalità e giustizia.
Napoli non è Catanzaro, è vero. È una sfida anche per un magistrato esperto e di valore come lui. Non è organico alle correnti e questo è un fatto positivo, mi auguro stia lontano dai salotti collusivi della città. Troppe confusioni tra controllori e controllati in città, troppi amici e parenti di controllori che si siedono nelle stanze del potere grazie ai vertici detentori del potere. Un sistema nella sanità, un sistema nella gestione del denaro pubblico in diversi uffici. Ed il PNRR? Dove sono lavori ed opere pubbliche? Per ora un profluvio di affidamenti diretti, consulenze, incarichi di staff, progettazioni, studi di fattibilità.
Il denaro pubblico sembra servire per collazionare rapporti di potere e mettere guinzagli. Un silenzio assordante verso il potere e quando mancano i contrappesi vuol dire che siamo al tentativo di blindare il potere. Non disturbare il manovratore che non ha il timone della nave ma le chiavi della cassa. Cui prodest? C’è un accordo di potere. Ed il popolo? Con tutti i soldi arrivati in città perché i servizi non migliorano e gli incarichi fiduciari si moltiplicano? Perché si riducono le misure di welfare sociale e la politica si triplica gli stipendi? Il problema allora diventa Gratteri, che non osanniamo perché non ci piace l’idolatria del presunto unto del signore, oppure un conformismo dominante nel potere? Il silenzio dei colpevoli annichilisce il silenzio degli innocenti che non debbono però mai essere conniventi perché il silenzio di fronte agli abusi del potere può rischiare di divenire complicità.