La necessità di una riforma del processo penale e civile, fortemente voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sta nei numeri oltreché nelle parole. A corroborare quanto dichiarato dai familiari delle vittime di diversi disastri colposi – dal rogo della Thyssen Krupp alle stragi di Viareggio passando per il caso Moby Prince – in una conferenza stampa tenuta al Senato ma andata tristemente deserta, ci sono i dati pubblicati dal ministero della Giustizia solo pochi giorni fa e relativi al monitoraggio dei procedimenti civili e penali ancora in corso. L’arretrato è da mani nei capelli (sebbene sia in costante miglioramento): tra civile e penale risultano in corso al primo semestre 2019 4.305.792 procedimenti. Qualche conto per capirci: se si volesse per assurdo chiudere tutti i processi oggi in corso entro un anno, bisognerebbe arrivare a sentenza in oltre 11.796 casi ogni 24 ore, feste comprese; 491 ogni ora che passa. Una valanga.
LA RELAZIONE MINISTERIALE. Ma a questo punto entriamo più nel dettaglio. Partiamo dai procedimenti penali. Secondo i dati riportati dal ministero della Giustizia, al primo semestre 2019 i procedimentin in corso risultano essere 1.493.253. Nel dettaglio: 20.450 sono fermi in Cassazione, 163.918 in Appello e i restanti stazionano tra tribunali ordinari e tribunali per minori. Ovviamente – e ci mancherebbe – non si può pensare che siano tutti arretrati. Ma anche su questo punto i dati sono più che precisi ed eloquenti. Il report, infatti, mostra l’andamento di un sotto-insieme importante di procedimenti rispetto al totale delle pendenze: quello degli affari penali, che, alla data di riferimento, “non sono stati definiti entro i termini previsti dalla legge e per i quali i soggetti interessati potrebbero richiedere allo Stato un risarcimento per ‘non ragionevole’ durata”. I cosiddetti procedimenti “a rischio Pinto”. Ebbene, i procedimenti fermi da oltre un anno in Cassazione sono 405, quelli fermi da più di due anni in Appello 105.870; quelli ancora che rischiano di prendere polvere das oltre tre anni in primo grado oltre 222mila. In pratica “a rischio Pinto” risultano essere 334.385 procedimenti. Per ognuno di questi il nostro Paese essere esposto a condanna di risarcimento.
DI MALE IN PEGGIO. Non va meglio sul fronte del processo civile. Anzi. I procedimenti in corso, considerando la “grande famiglia” degli affari civili ad eccezione dell’attività del Giudice tutelare e degli Accertamenti Tecnici Preventivi (ATP) in tema di previdenza, sono ben 2.812.539, in leggero calo rispetto ai 2.915.313 del 2018. Ma anche qui possiamo prendere in esame solo i procedimenti che rientrano di diritto nell’insieme dei “faldoni arretrati”: gli ultra-annuali in Cassazione sono ben 77.289, 101.930 gli ultra-biennali in Appello e addirittura 351.699 gli ultra-triennali in primo grado. Per un totale di 530.888 procedimenti che in sede civile rischiano di prendere polvere ancora a lungo, con la conseguenza che il nostro Paese si ritrova esposto a risarcimenti milionari. Numeri impressionanti, dunque, che non sono solo la prova di un sistema che evidentemente così non funziona, ma che spiegano, numeri alla mano, quante persone rischiano di non ottenere mai giustizia.