di Carmine Gazzanni
Finalmente è arrivato. Anche se con un ritardo clamoroso. Per oltre una settimana, infatti, i nostri soldati impegnati “sul fronte” all’estero non hanno avuto la benché minima copertura normativa, né tanto meno quella economica. Questo perché è dal 2002 che il finanziamento delle missioni italiane all’estero viene stipulato tramite un decreto del governo, che prevede una copertura economica limitata al tempo cui fa riferimento il decreto stesso. L’ultimo atto di Palazzo Chigi risale al 10 febbraio. Nel decreto in questione (il numero 7), all’articolo 11, si legge chiaramente che “è autorizzata” la spesa per le varie missioni “dal primo gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015”. Ergo: dall’inizio di ottobre le nostre spedizioni militari mancavano di copertura economica e legislativa.
COSTI STELLARI – Finalmente si è corsi al riparo, anche se con un inspiegabile ritardo di ben 12 giorni. Lunedì sera, infatti, è arrivato il nuovo decreto partorito dal consiglio dei ministri recante, appunto, “la proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia”, a decorrere dal primo ottobre e fino al 31 dicembre 2015. Ma il punto è soprattutto un altro: il monte complessivo dello stanziamento – che è bene precisare non graverà sul ministero della Difesa ma su quello dell’Economia – è di poco superiore ai 350 milioni di euro. E qui, coi numeri, ci si può sbizzarrire: spenderemo, da qui a dicembre, circa 117 milioni al mese, quasi 4 milioni ogni giorno fino al prossimo Capodanno, oltre 158 mila euro ogni ora che passa.
IL BUDGET CRESCE – Cifre stellari, dunque. Ma il conto non finisce qui. E si fa ancora più interessante se sommiamo il fondo stanziato in questi giorni con quello relativo al primo periodo dell’anno. Ecco che scopriamo, dunque, che da gennaio a settembre le missioni internazionali sono costate alle casse pubbliche circa 850 milioni. Per il 2015, dunque, spenderemo in totale 1,2 miliardi di euro. A conti fatti, dunque, la spesa per le missioni internazionali, facendo un confronto con l’anno passato, è aumentata: nel 2014, infatti, la spesa era stata “solo” di 953 milioni di euro. Non solo: come raccontato nei giorni scorsi da Il Fatto Quotidiano, quest’anno si spenderà più di quanto preventivato, dato che nella legge di stabilità 2015 era stato previsto un esborso di 900 milioni. Sono stati aggiunti, dunque, altri 300 milioni, sottratti al fondo riserva del ministero del Tesoro. Perché, ovviamente, la Difesa non caccia un soldo.
LE MISSIONI – Ma passiamo, a questo punto, nel dettaglio. Tante le missioni internazionali a cui l’Italia partecipa, per un totale di circa 4.500 soldati impegnati nelle località più disparate. Per i prossimi 90 giorni la spesa più ingente sarà quella affrontata per la “partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh”, per cui se ne andranno oltre 64 milioni di euro. Lo stanziamento più curioso, però, è certamente quello per la missione “Resolute Support” in Afghanistan: 58 milioni per una missione che, secondo gli annunci e le promesse, doveva terminare a fine anno e che invece verrà prolungata a tempo indeterminato. Non solo: il rinvio ha portato ad altri esborsi, come quello relativo alle spese logistiche per il rimpatrio dei mezzi (oltre 13 milioni), rallentato dopo le ultime decisioni. Seguono poi la missione “Unifil” in Libano (42,8 milioni), la missione navale anti-scafisti “EuNavForMed” (33,5 milioni), quella in Kosovo (26 milioni ), quella aeronavale antiterrorismo “Mare Sicuro” (24,5 milioni), quella anti-pirateria nell’Oceano Indiano (13,6 milioni) e via via tutte le altre. Ma nelle maglie dello stanziamento non ci sono solo le note missioni cui l’Italia è chiamata a partecipare per via di accordi internazionali. Probabilmente pochi sanno che il nostro Paese è impegnato, ad esempio, anche in Mali (nei prossimi tre mesi quasi un milione) e a Cipro. Qui il fondo è di soli 66 mila euro che, tutto sommato, nemmeno sono pochi tenendo conto che è impegnato lì un convoglio di quattro unità. Niente di strano, considerando ad esempio che a Mogadiscio sono in tutto due gli italiani.
DI TUTTO DI PIÙ – Ma non è finita qui. Tra le maglie degli stanziamenti, infatti, spunta di tutto. Non solo missioni, dunque. Si va dal milione speso per la fornitura all’esercito di Baghdad di equipaggiamenti protettivi contro attacchi chimici, batteriologici e nucleari; fino alla cessione, a titolo gratuito, di materiali di ricambio per i caccia F-16 alla Repubblica Araba d’Egitto e 3 elicotteri, dichiarati fuori servizio, all’Uganda. Senza dimenticare il fondo da più di un milione per la “United Nation System Staff College” (UNSSC) di Torino, la scuola dell’Onu che prepara i diplomatici di domani e a cui possono accedere solo figli, a loro volta, di diplomatici. Mentalità ottocentesca o no, il fondo è bello che servito.
Tw: @CarmineGazzanni