di Oscar Valori
Colpi di fucile sul Pd lombardo, in aperta polemica sulla vicenda tutt’altro che strategica del commercio di armi sportive e civili. La polemica scoppia dopo che il Consiglio regionale vota a maggioranza la mozione del leghista Fabio Rolfi, che chiede al governatore Maroni di sollecitare il Governo affinchè si riduca il carico di adempimenti burocratici in materia. Una pletora infinita di carte bollate, sostengono i promotori, sta affossando l’export italiano delle imprese armiere. Le norme europee attuali, proseguono i consiglieri a favore della mozione, prevedono oggi l’obbligo da parte delle autorità dell’acquisizione dei singoli dati del compratore e una lunga serie di altra documentazione da fornire in caso di export, autorizzazione ministeriale inclusa. Norme al momento disattese da diversi stati europei e che l’Italia invece ha fatto proprie. La maggioranza Lega-centrodestra è compatta, con la forte contrarietà di i grillini e Pd. Non di tutti però, perché il Pd Corrado Tomasi decide a sorpresa di dire Si. E si scatena il putiferio. Il centro-sinistra, d’altronde, era stato assolutamente chiaro nel “dipingere” la mozione leghista: “Oltre che essere del tutto imprecisa dal punto di vista formale e basata su elementi e dati non verificati, non tiene minimamente conto del confronto in atto tra i produttori del settore delle armi e il governo su una corretta applicazione dei regolamenti europei”, spiegavano prontamente i consiglieri Pd Gianantonio Girelli e Fabio Pizzul .
“Pura propaganda, estrema disinformazione e semplice finalità mediatica”, dunque: così il Pd definiva in sintesi la mozione. Tomasi, eletto nel bresciano che si dà il caso sia anche distretto d’eccellenza del mercato italiano delle armi, non ci sta alla “gogna”. “Ho sostenuto quella mozione per due ragioni: il contrasto alla burocrazia che è uno dei grandi problemi del Paese e la volontà di aiutare un settore di eccellenza che è fatto di piccole imprese, di artigiani, che fabbricano le armi che vengono utilizzate alle Olimpiadi, non quelle da guerra. Non ho contatti con i produttori di armi – conclude rispondendo all’accusa di lobbismo avanzatagli – e, per dieci anni sono stato con la Caritas in missioni umanitarie nei teatri di guerra e un uomo che ammiro è sicuramente Gino Strada”.