Armi all’Ucraina, gli arsenali italiani sono secco

Le reiterate forniture di armi all'Ucraina hanno svuotato le scorte italiane, tanto che Crosetto ha lanciato una nuova corsa agli armamenti.

Armi all’Ucraina, gli arsenali italiani sono secco

Chiusa in Parlamento la pratica per autorizzare l’invio di altre armi all’Ucraina, ora il dilemma si sposta su cosa – tra quel poco che è ancora rimasto nei nostri depositi – possiamo inviare a Kiev.

Le reiterate forniture di armi all’Ucraina hanno letteralmente svuotato le scorte italiane, tanto che Crosetto ha lanciato una nuova corsa agli armamenti

E ciò che manca, in un eterno loop da cui non si vede uscita, finiremo per acquistarlo. Può sembrare una battuta ma è la realtà che emerge dopo undici mesi di conflitto e reiterate forniture militari all’Ucraina che hanno letteralmente svuotato le scorte italiane, tanto che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ieri ha sostanzialmente lanciato una nuova corsa agli armamenti.

“Escludere gli investimenti sulla Difesa dal Patto di stabilità sarebbe una decisione meramente tecnica e se fosse autorizzata dall’Europa toglierebbe la concorrenza tra tipi di spese” ha spiegato il co-fondatore di Fratelli d’Italia aggiungendo che questo pensiero è stato condiviso anche dal ministro Giancarlo Giorgetti. Una proposta, assicura, che “abbiamo già messo sul tavolo dell’Europa così come altri Paesi, perché in un momento come questo tipo nessun Paese è in grado di tagliare gli investimenti sulla Difesa.

Anche perché l’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina è un aiuto che ci impone di ripristinare le scorte che servono per la Difesa nazionale, per cui le due cose sono collegate”. Questo uno dei punti salienti dell’audizione con cui il ministro ha illustrato, alle commissioni riunite della Difesa di Montecitorio e degli Affari esteri e Difesa di Palazzo Madama, le linee programmatiche del suo dicastero.

Peccato che da Bruxelles, con la sua famigerata flemma, è improbabile che arriverà una decisione in tempi brevi. Per questo è scontato che dovremo fare da soli, col rischio più che concreto che per reperire i fondi necessari al riarmo bisognerà lavorare di cesoia tagliando altre voci di spesa. Per questo c’è da chiedersi se ne valga la pena continuare in questa spirale guarrafondaia il cui peso economico finirà per gravare sulle spalle dei meno abbienti.

Ieri la premier Meloni si è sentita al telefono con Biden, Macron, Scholz e Sunak

Ma che gli investimenti in armamenti si faranno non è minimamente in discussione. Anzi è stato ribadito ieri anche da Giorgia Meloni che si è sentita al telefono con il presidente americano Joe Biden, quello francese Emmanuel Macron, il collega tedesco Olaf Scholz e quello inglese Rishi Sunak, e tutti insieme – come riporta una nota di Palazzo Chigi – “prendendo atto della situazione sul terreno a quasi un anno dall’invasione russa” i leader hanno ribadito “l’importanza di una costante e forte coesione tra alleati nel continuare a fornire assistenza a Kiev a 360 gradi”. Insomma non ci sarà alcun tentennamento e costi quel che costi, gli investimenti in armi proseguiranno.

Quel che è certo è che Crosetto sembra voler riorganizzare completamente l’intero settore della Difesa

Quel che è certo è che Crosetto sembra voler riorganizzare completamente l’intero settore della Difesa. A farlo capire è lui stesso spiegando che serve “una profonda evoluzione in chiave interforze dello strumento militare sul piano ordinativo, logistico, tecnologico e normativo. Sono molte le iniziative da avviare per una simile condizione, a partire da una revisione delle strutture di vertice, che elimini le duplicazioni non dettate da esigenze di ridondanze operative e che consenta il miglioramento della qualità e del contenimento dei tempi nei processi di lavoro. Occorre poi unificare i settori e i servizi comuni alle diverse forze armate”.

Tutto ciò, a suo dire, non può che iniziare con la definizione di “un nuovo modello di finanziamento nel settore di investimento della Difesa, basato su una legge triennale sull’investimento, che accorpi in un’unica manovra i volumi finanziari relativi a tre provvedimenti successivi con una profondità di 17 anni”. Non meno importante, continua il ministro, sarà una profonda “revisione del modello organizzativo della Difesa, meno gerarchizzato e più adeguato alle necessità di una rapidità decisionale”.

Altro focus del ministro sarà quello relativo al settore cibernetico visto che questo “sarà un dominio nel quale ci confronteremo sempre di più” e che nasconde minacce gravi come quanto quelle di un attacco tradizionale visto che “un attacco hacker fatto magari all’Inps viene considerato come una cosa superficiale mentre invece la gravità di un attacco simile che faccia perdere i dati Inps significa scatenare una guerra civile nel giro di due mesi”.

 

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