Debutta oggi, in una data che più simbolica non può essere perché è la ricorrenza dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, il G7 a guida italiana. Proprio per questo non sorprende il fatto che Giorgia Meloni, nel corso del vertice che si terrà in videoconferenza con i leader dei sette Paesi più industrializzati al mondo e a cui parteciperà anche il leader ucraino Volodymyr Zelensky, si aspetta già oggi un rinnovato impegno per supportare la causa di Kiev contro Mosca al punto che, al termine della riunione, è atteso un comunicato congiunto in cui annunciare, tra fiumi di parole, le decisioni prese dai partecipanti al summit.
All’attacco
Com’è facilmente intuibile, al centro della riunione c’è proprio il dossier Ucraina per il quale, secondo le ultime indiscrezioni, i leader dovrebbero annunciare un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia magari ‘dedicato’ ad Alexei Navalny, l’oppositore russo dello zar che ha perso la vita, per cause ancora da accertare ma su cui pesano le ombre di un “omicidio di Stato”, in un carcere di massima sicurezza nel profondo della Siberia.
Ma la Meloni, la quale durante un’intervista a Porta a Porta con Bruno Vespa aveva lasciato intendere di stare valutando la possibilità che la prima riunione del G7 di oggi si sarebbe potuta tenere da Kiev – un segreto di pulcinella perché poco dopo a darlo per certo è stato l’ambasciatore Pier Francesco Zazo parlando con l’Adnkronos -, vuole soprattutto un impegno da parte del G7 per supportare, a suon di miliardi di euro e armamenti, la causa ucraina il cui esercito, ormai da settimane, vacilla (leggi articolo a pagina 3). In particolare, come affermato proprio dalla premier italiana, l’Occidente” non deve dare “segnali di stanchezza”. Una curiosa scelta di parole perché è stata proprio lei stessa che, durante lo scherzo telefonico che gli hanno rifilato due comici russi, aveva parlato di crescente stanchezza per il conflitto accusata, a suo dire, da tutta l’Europa. Qualcosa di cui sembra ben conscia la stessa premier che poco dopo ha aggiunto che l’evento “serve a invertire la narrativa per cui ci stiamo disinteressando dell’Ucraina”.
Gli altri dossier
Proprio per questo la speranza del presidente del Consiglio è di arrivare già oggi a un accordo tra i leader per ulteriori forniture di armamenti a Kiev e, contestualmente, un pacchetto di sanzioni che possa realmente inficiare le capacità russe. L’idea è quella di attuare quello che in gergo diplomatico viene definito come “il potere della borsa” cercando di chiudere i canali di finanziamento in entrata verso la Russia e anche quelli di approvvigionamento energetico in uscita da Mosca verso Stati terzi che, come noto, hanno approfittato dello stop alle forniture di gas e petrolio verso i Paesi Ue garantendo un flusso di cassa continuo con cui Putin continua a finanziare il conflitto.
Come ci si possa riuscire, soprattutto alla luce del fatto che Paesi come Cina e India difficilmente rinunceranno alle preziose materie prime in arrivo dalla Russia, resta un mistero. Un’ipotesi su cui si lavora è quella di contrastare la flotta di petroliere ombra fin qui usate dallo zar per continuare a muovere il greggio soprattutto nel sud-est asiatico.
La grande minaccia
Altro punto di cui si discuterà ma su cui ci sono più dubbi che certezze tra i leader del G7, preoccupati dalle possibili conseguenze in un contesto internazionale tanto teso, è quello di sanzionare le entità finanziarie e bancarie dei Paesi che contribuiscono a questo commercio. Quel che è certo è che nel corso di questa prima riunione a guida italiana si parlerà anche del conflitto mediorientale, per il quale la Meloni si auspica di arrivare a “un cessate il fuoco” il prima possibile perché “l’escalation di questi giorni non aiuta nemmeno Israele”, e anche di immigrazione con particolare riferimento alla situazione dell’Africa. Ma se sulla situazione nel continente nero è probabile che si continuerà a vivacchiare come si è sempre fatto, difficilmente andando oltre promesse vaghe, non c’è dubbio che gli sforzi del G7 – soprattutto in vista delle prossime riunioni – si concentreranno soprattutto su quanto sta accadendo nel Medio Oriente.
I sette leader, infatti, dovranno in qualche modo affrontare la riluttanza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad interrompere le ostilità e, di conseguenza, come arginare la minaccia rappresentata dai ribelli Houthi nel Mar Rosso che, ormai da mesi, stanno martellando le navi in transito. Azioni, quelle dei miliziani yemeniti, che hanno già causato danni incalcolabili per il commercio globale e che per questo il G7 intende affrontare. E c’è da scommettere che colpiti nel portafoglio, i potenti non tarderanno a trovare un accordo su nuove misure per contrastare i combattenti filo iraniani, aumentando i pattugliamenti delle rispettive marine in tutto il Mar Rosso.