Armare l’Europa fino ai denti: disco verde dai 27 leader

L’Ungheria mette invece il veto sugli aiuti a Kiev. E Zelensky annuncia per martedì il summit dei volenterosi

Armare l’Europa fino ai denti: disco verde dai 27 leader

Ursula von der Leyen non rinuncia ad agitare, per sponsorizzare il suo piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi al vertice straordinario a Bruxelles, lo spauracchio delle minacce che graverebbero sul Vecchio Continente.

“È un momento spartiacque per l’Europa. È anche un momento spartiacque per l’Ucraina. L’Europa affronta un pericolo chiaro e presente. L’Europa deve essere messa nelle condizioni di difendersi e proteggersi e dobbiamo mettere anche l’Ucraina nelle condizioni di difendersi e far pressione per una pace giusta e duratura”, ha detto la presidente della Commissione Ue.

Il primo fan del piano Ursula è Zelensky

Il primo fan di questo piano è ovviamente il leader ucraino che ha partecipato ieri al summit. “Accolgo con favore – ha detto Volodymyr Zelensky – gli sforzi della Commissione europea per riarmare l’Europa, e il piano ReArm Europe è l’iniziativa giusta. I fondi per la difesa previsti da questo piano europeo dovrebbero rafforzare tutte le parti dell’Europa, e chiedo che una parte significativa venga assegnata alla produzione di armi in Ucraina”.

I 27 capi di stato e di governo comunque si sono trovati d’accordo e hanno dato luce verde al piano ‘ReArm’ proposto dalla von der Leyen. Certo, ora servono i testi legislativi, dunque i dettagli. Potrebbero arrivare per il Consiglio europeo di fine marzo.

Al di là dei dettagli (è già chiaro che la possibilità di usare i fondi di coesione non spesi, circa 350 miliardi, per la difesa, sarà decisione di ogni singola capitale) appare assodato che i 27 chiederanno alla Commissione di fare persino di più di quanto proposto.

Berlino la spunta sul Patto di stabilità

Berlino ha ottenuto un passaggio in cui si chiede di esplorare “ulteriori misure” – seppur garantendo al contempo la “sostenibilità del debito” – per “facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri”.

Persino riaprendo il Patto di stabilità per avere margini maggiori, come piace anche all’Italia e come conferma Giorgia Meloni al termine del vertice. Non solo. Non si escludono passi ulteriori sullo strumento di investimento comune, magari arrivando ai sussidi con eurobond oltre che ai prestiti.

L’Italia, conferma Meloni, proporrà poi che ci sia una garanzia europea per gli investimenti nel settore della difesa, sul modello di InvestEu. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, annuncia la premier, presenterà una proposta in tal senso in ambito Ecofin nei prossimi giorni.

Se per la difesa comune sono tutti d’accordo (compreso il premier ungherese Viktor Orban), per la parte delle conclusioni dedicate all’Ucraina, in cui appunto si batte il tasto sul sostegno rinnovato a Kiev e in cui si enunciano dei principi cardine per la pace (per esempio che “qualsiasi accordo deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza solide e credibili”), il magiaro non ha voluto sentire ragioni.

L’escamotage allora è stata la dichiarazione del presidente Costa controfirmata dai 26. Zelensky ha riferito che i team di Ucraina e Usa hanno ripreso a lavorare. “Ci auguriamo che la prossima settimana avremo un incontro significativo”. Che si terrà probabilmente in Arabia Saudita.

L’11 marzo summit dei volenterosi

Il presidente ucraino ha poi annunciato per l’11 marzo una riunione operativa militare dei generali dei “Paesi più coinvolti”, con Emmanuel Macron, per cercare di definire “una visione condivisa”.

L’idea della “coalizione dei volenterosi” – da inviare in Ucraina dopo lo stop della guerra in corso con compiti di dissuasione di eventuali minacce russe future – era stata riesumata da Keir Starmer domenica in occasione del vertice convocato a Londra. Il cuore dell’ipotetica missione sul terreno verrebbe garantito, però, solo da Gran Bretagna, Francia e Turchia.

Meloni boccia, da parte sua, l’invio di truppe ora in Ucraina.