L’ex commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, attuale numero uno di Invitalia, secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa citando un anticipazione del quotidiano La Verità, sarebbe indagato dalla Procura di Roma per peculato. L’indagine riguarda il caso delle mascherine cinesi. Per l’arrivo in Italia di una partita di mascherine senza certificazione, lo scorso 24 febbraio, era stato eseguito un arresto ed erano state disposte quattro misure interdittive.
“In merito a quanto riportato questa mattina dal quotidiano “La Verità” circa l’indagine sulle “mascherine” – riferisce in una nota Invitalia -, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri comunica di non avere notizia di quanto riportato dal suddetto quotidiano. Il dott. Arcuri, nonché la struttura già preposta alla gestione dell’emergenza continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini”.
L’inchiesta sulla maxi fornitura cinese.
L’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, per la quale, nelle scorse settimane, era finito agli arresti domiciliari il trader ecuadoregno Edisson Jorge San Andres Solis e sono state emesse tre misure interdittive nei confronti di Andrea Vincenzo Tommasi, Georges Fares Khouzam e Daniela Rossana Guarnieri
“Dall’attività di intercettazione è emerso che Mario Benotti”, il giornalista Rai in aspettativa che è rimasto coinvolto nell’indagine, “dopo aver ampiamente lucrato illecitamente per i contratti di fornitura delle mascherine, non pago di quanto sino ad allora ottenuto, aveva intenzione di continuare a proporre ulteriori affari al commissario Domenico Arcuri” si legge nell’ordinanza del gip, Paolo Andrea Taviano.
LE INTERCETTAZIONI. La vicenda ruota attorno alla fornitura di 801 milioni di mascherine che lo Stato italiano ha acquistato a marzo scorso, nel pieno della prima ondata della pandemia, dalla Cina per oltre 1,2 miliardi di euro. Denaro ghiotto per il quale il gruppo si è messo in moto con gli intermediari che hanno sfruttato la conoscenza tra Benotti e il Commissario Arcuri per ottenere il pagamento, dai fornitori cinesi, di provvigioni per 77 milioni di euro.
Un affare che, si legge nel provvedimento del gip, gli indagati erano pronti a bissare “commettendo illeciti analoghi”. Circostanza che, sempre secondo quanto aveva scritto il gip, non si sarebbe ripetuta per via “del raffreddamento dei rapporti tra Benotti e Arcuri”. Ma ciò non avrebbe fatto desistere Solis dal suo intento di continuare a lucrare sulla pandemia. Per questo il trader, non sapendo di essere intercettato, chiede a un suo contatto: ‘’Tu sai come arrivare ad Arcuri? Io c’ho il numero di Arcuri, tutto’’.
Per i pm Solis intende trovare un sostituto del giornalista Rai “per proporre ulteriori affari’’ al Commissario. “In questo contesto Solis alletta questa persona con prospettive di lauti guadagni”, scrive il gip, raccontando che “c’è tanto capitale in Cina che tu guadagni un centesimo in tre miliardi di mascherine… al mese… mi hai capito? Tu c’hai un amico lì dentro e quell’amico serve’’. Poi, cercando di convincere l’interlocutore, insiste: ‘Tu sei bravo per arrivare a Arcuri… e lui conosce il nostro gruppo. Con il tuo amico Arcuri a occhi chiusi te compra”.
Eppure nonostante i pm avevano sottolineato, nella prima fase delle indagini, che in questa storia il commissario Arcuri era parte lesa, ora sarebbero emerse – sempre secondo l’anticipazione de La Verità – responsabilità anche a suo carico.