di Stefano Sansonetti
Da più di 700 mila euro a poco più di 300 mila. In questi giorni Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, è sotto i riflettori per essere stato uno dei pochi manager pubblici ad aver subìto un taglio di stipendio fino all’ormai famoso livello del compenso spettante al primo presidente della Corte di cassazione. E chissà che Arcuri, negli ultimi tempi, non stia rimpiangendo l’epoca in cui era amministratore delegato di Deloitte Consulting, multinazionale della consulenza di cui è stato anche partner fino al 2007, anno in cui si è trasferito sulla tolda di comando della società controllata al 100% dal ministero del Tesoro (all’epoca si chiamava Sviluppo Italia). Di certo non si sarà disperata Deloitte, perché nel frattempo ha continuato a incassare lauti contratti da Invitalia, guidata proprio da quel manager che per tanti anni ha lavorato nel gruppo della consulenza.
Qualche esempio? Il 1° gennaio del 2013 la società pubblica, che si occupa di attrazione degli investimenti in Italia, ha versato a Deloitte 50 mila euro. Il 25 gennaio, per un altro contratto, ha staccato un assegno da 39.500 euro. Ancora, il 15 marzo dello stesso anno Invitalia ha erogato alla multinazionale 119 mila euro. Un bottino niente male per la società di consulenza, a quanto filtra per un’attività di implementazione di sistemi di sicurezza interna. E si tratta soltanto di rapporti riferiti al 2013. La Notizia ieri ha chiesto a Invitalia se in questi anni, in qualche modo, il gruppo guidato da Arcuri si sia posto la questione dei ripetuti contratti firmati con una società da cui proviene il suo stesso amministratore delegato. Dalla società hanno fatto sapere, per prima cosa, che Deloitte è una multinazionale che lavora per numerose società pubbliche. Dato innegabile. In più ha comunicato che la multinazionale, a seguito di regolari gare d’appalto, lavora con Invitalia da prima dell’ingresso di Arcuri nell’azienda. Pare che Deloitte per anni sia stato il revisore dei conti.
Rimane sul piatto il dubbio se per caso il manager, vista l’ondata di tagli agli stipendi, non stia rimpiangendo il suo passato di partner Deloitte. Di certo la gestione di Invitalia, che in questi anni è particolarmente dimagrita rispetto al carrozzone ereditato all’epoca, non è mai stata semplice. Il bilancio 2012, ultimo disponibile, si è chiuso con una perdita consolidata di 4,5 milioni di euro, anche se la società tiene a precisare che il rosso è dovuto quasi esclusivamente alla controllata Nuovi Cantieri Apuani, nel frattempo ceduta. I conti della capogruppo, aggiungono dalla società, sono invece in utile. Chissà, magari anche grazie all’aiuto di quella Deloitte nella cui file si è formato l’a.d. della società pubblica.
Twitter: @SSansonetti