Mettetevi comodi. Se pensavate che il 31 marzo avreste detto addio alle restrizioni anti-Covid, mettetevi la mente in pace. Secondo Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 31 marzo (leggi l’articolo) “si chiude l’emergenza giuridica, ma questo non significa che è finita l’emergenza sanitaria”.
Il consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi, vuole lo stato di emergenza perpetuo
Secondo l’esperto, infatti, i dati degli ultimi giorni “depongono contro ogni tentativo di smantellare gli strumenti di protezione”, quindi il Green Pass, le mascherine e i vaccini. Per di più “le somministrazioni non stanno andando al ritmo che ci aspetteremmo – ha detto -. Siamo assolutamente in tempo per evitarlo però non dobbiamo abbassare la guardia”. Di conseguenza per Ricciardi togliere le mascherine al chiuso è chiaro “che, come si sta dimostrando in Inghilterra, Svizzera, Olanda, significherebbe dare spazio libero a Omicron 2 che è ancora più contagiosa di Omicron 1, che era già più contagiosa di tutte le altre”.
Certo è che Ricciardi non è il solo a ritenere che la pandemia non sia finita. Secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe, infatti, “in Italia la circolazione virale è ancora molto alta”. Il presidente, Nino Cartabellotta, spiega che è in atto una “frenata nella diminuzione dei casi” ed invita a fare attenzione in particolare alle Regioni del centro-sud, dove già si assiste ad una “inversione di tendenza”.
Per Cartabellotta “con i dati della pandemia in netto miglioramento e la drammatica situazione in Ucraina che ha catalizzato l’attenzione pubblica, si rischia un grave calo di attenzione nei confronti del covid, che è un problema tutt’altro che risolto”. Cartabellotta sottolinea che “nell’ultima settimana in alcune regioni non solo si è arrestata la diminuzione del numero dei nuovi casi, ma in qualche regione si vede qualche lieve aumento.
In questa fase infatti il dato nazionale è influenzato al ribasso dalle principali regioni del Nord, come la Lombardia con i suoi 10 milioni di abitanti, dove la situazione è particolarmente favorevole: questo ovviamente trascina verso il basso il dato nazionale mentre in diverse regioni del Centro-Sud come Abruzzo, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia si sta già verificando un’inversione di tendenza”. In Italia, ribadisce l’esperto, “è fondamentale dunque mantenere il tasso di vaccinazione elevato”. Inoltre, con una “circolazione virale ancora così elevata non ci sono le condizioni per poter abbandonare le mascherine al chiuso”.
Effettivamente anche l’ultimo bollettino parla chiaro: 60.191 nuovi casi di coronavirus a fronte di 531.194 tamponi processati, per un tasso di positività pari all’11,3 per cento, e altri 184 morti. è anche vero, però, che lo stato di emergenza sanitaria è dato dalla pressione sugli ospedali, non dai positivi. Ed in tal senso i dati continuano ad esser buoni: sono diminuiti i ricoveri, 213 in meno nei reparti ordinari e 18 in meno nelle terapie intensive. I guariti sono stati, poi, 57.408, meno dei nuovi casi.
Analizzando i dati si nota che il tasso di positività (11,3) risulta in calo rispetto all’11,7 per cento registrato lunedì. Sono invece 592 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, con un decremento di 18 unità nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 50. I ricoverati nei reparti ordinari sono in totale 8.776, cioè 213 in meno da lunedì. Certo è che l’Italia è stato il primo Paese ad aver introdotto le misure di restrizione tutt’ora in vigore, sarebbe il colmo, quindi, se fosse l’ultimo a toglierle.