Stop agli appaltoni Consip. La spa del Ministero dell’economia e finanze, centrale acquisti della pubblica amministrazione, consente ogni anno agli enti pubblici di risparmiare quasi otto miliardi di euro, ma le maxi gare non funzionano, in troppi casi vengono impugnate e tra servizi paralizzati, contenziosi e proroghe si sperpera denaro che potrebbe invece rappresentare un ulteriore risparmio. A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti che, analizzata la gestione finanziaria della società istituita nel 1997 dal primo governo di Romano Prodi, con Carlo Azeglio Ciampi ministro del tesoro, ha inviato un rapporto ai presidenti della Camera, Roberto Fico, e del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
I giudici, evidenziando i tanti punti forti della centrale unica d’acquisti presieduta da Roberto Catalano, hanno allo stesso tempo confermato “la persistenza di elementi problematici”. Oltre alle inchieste sul fronte penale e alle sanzioni per oltre 234 milioni di euro comminate dall’Antitrust per intese anticoncorrenziali negli appaltoni, la Corte dei Conti ha infatti sottolineato che proprio i grandi appalti della Consip hanno un tasso di impugnazioe che sfiora il 30%, a fronte di una media nazionale del 2,7%. “La dimensione eccezionale – si legge nel rapporto trasmesso ai presidenti delle Camere – anche nel confronto internazionale, delle gare in questione ha dato luogo a condotte antigiuridiche, persino di rilevanza penale”.
Un problema che ha poi portato alla paralisi, ad esempio, negli appalti per i servizi alle scuole, a dover fare le solite proroghe, a bloccare i contratti assegnati, a non permettere alle pubbliche amministrazioni di effettuare acquisti e a impedire alle imprese aggiudicatarie di vendere i loro prodotti. “Tutto ciò – denunciano i giudici – si traduce in maggiori costi per lo Stato”. Senza contare poi che quando c’è un contenzioso, se non intervengono i giudici è la stessa Consip a scegliere la strada dell’autosospensione nell’attesa della sentenza.
LA SOLUZIONE. Un modo però per uscire da tale situazione e rendere così ancor più virtuosa la spa del Mef c’è. La Corte dei Conti ritiene infatti che vadano eliminati gli appaltoni e che si debbano bandire gare più ridotte, indirizzate a piccole e medie imprese, che nei maxi appalti finiscono sempre per raccogliere soltanto le briciole che lasciano loro i colossi. Un nuovo approccio per migliorare dunque una società dello Stato che solo nel 2017 ha avuto un risultato di esercizio positivo pari a 5,2 milioni, di sei volte superiore rispetto all’anno precedente. Del resto la Consip ha come obiettivo quello di rendere più efficiente e trasparente l’utilizzo delle risorse pubbliche, fornendo alle amministrazioni strumenti e competenze per gestire i propri acquisti e stimolando le imprese al confronto competitivo con il settore pubblico.
Una società che ha fatto bene, tanto che ormai vi si rivolgono gli enti anche quando hanno la possibilità di acquisire beni e servizi utilizzando anche altri canali, e che ha appunto consentito allo Stato di ottenere notevoli risparmi. Il contenzioso generato dagli appaltoni e i problemi che vi ruotano attorno, compresi quelli di alcune ditte che tendono a fare cartello, hanno però impedito allo stesso Stato di risparmiare ancora di più e di rendere la spa del Mef maggiormente virtuosa. Una falla messa a fuoco dalla Corte dei Conti, oggetto di un’articolata relazione, e che dovrà ora essere eliminata.