Non c’è bisogno di essere esperti di appalti né di mafie per comprendere quanto il codice degli appalti pensato dal Governo Meloni possa essere un enorme regalo alle mafie. “Sotto i 150mila euro si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio”, spiega il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia.
Con il nuovo Codice degli appalti, gli affidamenti sotto i 150mila euro spalancano le porte ai clan
Non proprio uno qualsiasi. “Sotto i 150.000 euro – spiega Busia – va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri: è come permettere di guidare in città senza patente dove c’è il limite dei 50 km”, aveva avvertito Busia. Nessuno l’ha ascoltato. Decidere di mettere in secondo piano la trasparenza, la controllabilità e la concorrenza significa concimare il terreno perfetto perché “gli amici” diventino privilegiati nella scelta.
Le “amicizie” che influiscono sugli appalti – soprattutto in quelli che si riescono a spezzettare per farsi notare meno – sono da sempre le organizzazioni criminali, con la ‘Ndrangheta in testa come testimoniano decine di processi celebrati e in corso nel nostro Paese. Anche per questo i costruttori avevano lanciato l’allarme. La presidente dell’Ance Federica Brancaccio (nella foto) spiega che il nuovo Codice “sta optando per rendere stabili le procedure emergenziali introdotte con il decreto Semplificazione” e “consentirà ad un’ampia quota di appalti di non essere più sottoposti alle regole di piena pubblicità e concorrenza”.
La burocrazia “negativa che frena la dobbiamo eliminare, siamo tutti d’accordo, ma non possiamo eliminare la burocrazia che fa controlli per far bene, che fa controlli per rispettare i diritti, che fa controlli perché i soldi vanno spesi bene, per garantire tutti coloro che lavorano nei cantieri e perché si usino materiali corretti. Si spendono meglio i soldi, non si violano i diritti, le opere durano di più e si rispetta la concorrenza”, spiega Busia di Anac. Bisogna avere il coraggio di scriverlo. Il nuovo Codice sugli appalti è esattamente ciò che le mafie desiderano da tempo. Prima avevano bisogno di un’emergenza per infilarsi, ora lo possono fare nei termini di legge.