Inaugurazione amara dell’anno giudiziario della Corte dei conti del Lazio. Con una relazione da incubo che ha messo in fila un anno di malversazioni dei fondi pubblici. Puntando i riflettori su una diffusa propensione al mancato rispetto delle regole. Il risultato è un lungo elenco di società fittizie, affidamenti incauti e corruzione negli enti regionali è quanto denunciato nelle 40 pagine del documento vergato dai magistrati di viale Mazzini.
Relazione choc della Corte dei Conti del Lazio. In un anno illeciti e danni erariali per centinaia di milioni
Dallo scandalo delle mascherine Covid della Regione Lazio, con un danno erariale di oltre 11 milioni di euro, alla gestione degli appalti dei canili comunali di Roma, che ha sottratto alle casse pubbliche 27 milioni di euro. Per proseguire con i furti di carburante e la profanazione delle salme. Fino all’abuso dei medici a gettone.
Una montagna di soldi della collettività finiti indebitamente, in molti casi, nelle tasche di singoli privati. Tra questi è stata data particolare rilevanza alle istruttorie in tema di contributi pubblici per l’efficientamento energetico dove sono state contestate le condotte di illecita percezione, da parte di società, a volte anche fallite.
Un disegno fraudolento consistito nell’ottenere titoli, rilasciati dal Gestore dei Servizi Energetici spa, che si sono rivelati mendaci. Il danno contestato con le citazioni a giudizio è stato di 6.270.579,28 milioni di euro a cui va aggiunta, da ultimo, la somma di 50.263.615,75 milioni di euro contestata ad una società del frusinate.
Sul tema degli appalti pubblici è stata segnalata la vicenda, risalente alla prima fase dell’emergenza pandemica, di danno a carico della Regione Lazio a seguito dell’incauto affidamento di 3 forniture di mascherine anti-Covid, per un totale di 9,5 milioni di pezzi ad una piccola società in difficoltà finanziarie e poi fallita dove c’è stata la tardiva denuncia della sottrazione degli importi versati in anticipo dall’amministrazione.
Con atto di citazione il danno patito dalla Regione Lazio è stato quantificato con riguardo all’anticipo versato alla società affidataria e non recuperato per un importo di 11.776.662,20 milioni di euro. Un altro danno erariale con un aggravio 1.838.540,00 di euro riguarda l’amministratore delegato e alcuni dipendenti dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato che avrebbero fatto ricorso all’affidamento diretto, simulando la sussistenza del requisito dell’infungibilità per avvantaggiare un operatore economico determinato.
Sempre in relazione alla violazione delle norme in materia di appalti, sono stati citati diversi dirigenti e funzionari di dipartimento di Roma Capitale per i ripetuti affidamenti del servizio di gestione dei canili comunali. Il danno, corrispondente al maggior prezzo sostenuto dall’Ente rispetto al prezzo medio di affidamento del servizio, riscontrato con contratti analoghi, anche della stessa Roma Capitale, per una cifra che ammonta a circa 27.378.525,91 milioni di euro in un arco temporale di circa 15 anni.
Anche la vicenda penale che ha coinvolto diversi funzionari dell’Anas (Dama Nera) è molto rilevante per il danno procurato all’Azienda sotto varie specie (patrimoniale, disservizio e d’immagine) relativamente all’illecita gestione di opere pubbliche. Il danno è stato contestato con invito a dedurre per l’importo di 2.444.231,96 milioni di euro. Tra le diverse istruttorie che hanno riguardato la gestione degli enti locali, è stata segnalata la cattiva gestione dell’azienda Ama dove si ipotizza un danno superiore ai 5 milioni di euro. Altro danno erariale, e pari ad 2.191.340,74.