Basta un tweet e scoppia il putiferio. Specie se a rilanciare l’affondo del renziano Michele Anzaldi contro il reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle è l’account ufficiale della Lega. Tirando un ceffone a Luigi Di Maio.
Onorevole Anzaldi che fa, ora ci si mette pure lei a far litigare Salvini e Di Maio?
“Ma quali litigi, vanno d’amore e d’accordo. Si sono spartiti tutte le nomine parlamentari con un Cencelli degno del pentapartito. Quella sul reddito di cittadinanza mi sembra una schermaglia per alzare la posta nella trattativa delle poltrone. Di certo ci sono milioni di italiani che sono stati presi in giro. Prima delle elezioni Di Maio e i cinquestelle promettevano un reddito da 780-1950 euro a persona per 9 milioni di italiani, ora dicono che tutt’al più rifinanzieranno il Reddito di inclusione che ha introdotto il Pd”.
E la Flat tax proposta dalla Lega?
“Altre parole al vento: costerebbe 95 miliardi di euro, quanto 5 leggi finanziarie. Dove li trovano? Infatti anche Salvini non ne parla più, da quando la campagna elettorale è finita”.
Però più Salvini e Di Maio litigano più il Pd torna ago della bilancia. Resterete davvero all’opposizione?
“Il Pd farà opposizione perché questo hanno deciso gli italiani. La nostra linea è stata approvata dalla Direzione a stragrande maggioranza, ribadita dal segretario Martina e dai capigruppo. E poi basta leggere cosa dicono i nostri elettori sui social, oppure parlare nei territori coi nostri militanti, per sapere che questa è la linea che ci chiedono: nessun accordo con gli estremisti e con chi vuole abolire tutte le nostre riforme”.
Ma Franceschini ha chiesto un chiarimento prima delle consultazioni. Non tutti nel Pd condividono questa la linea…
“Finora l’unico esponente del Pd che propone di sostenere il Governo Di Maio è Michele Emiliano. Una posizione isolata, sconfessata innanzitutto dai nostri militanti, a giudicare dai pesanti commenti che riservano sui social alle uscite televisive del governatore”.
A quali condizioni il Pd, magari sollecitato da un appello da parte di Mattarella, potrebbe cambiare posizione?
“Di Maio e Salvini la pensano alla stessa maniera su tanti temi, come Europa e immigrazione, e si sono appena messi d’accordo per spartirsi tutte le nomine parlamentari, lasciando fuori l’opposizione per la prima volta nella storia della Repubblica. Che c’entra il Pd? Il presidente della Repubblica, peraltro, ha fatto sapere, come abbiamo letto sui giornali, che non ha alcuna intenzione di rivolgere appelli del genere alle forze politiche”.
Vista la situazione, il ritorno alle urne è un’ipotesi realistica?
“Credo che un ritorno al voto in tempi brevi sia improbabile, che Lega, M5S e Forza Italia si metteranno d’accordo, come hanno fatto con le Camere. Da cinque anni il Movimento 5 stelle attacca Berlusconi e Forza Italia, ma la settimana scorsa non hanno avuto difficoltà a votare Elisabetta Casellati, la fedelissima di Ghedini che in tv sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak”.
Il Pd è uscito malconcio dalla partita degli Uffici di presidenza. Ma 5 anni fa toccò lo stesso trattamento al M5S…
“Cinque anni fa Luigi Di Maio fu eletto vicepresidente della Camera grazie ai voti del Pd, lo stesso accadde per Roberto Fico alla commissione di Vigilanza. Oggi (ieri, ndr) è accaduto l’opposto: i cinquestelle hanno votato solo per i loro, tenendo fuori il Pd dagli incarichi di controllo e di gestione delle Camere. Hanno dimostrato una bulimia di poltrone da far paura”.
Lei ha scritto al presidente della Consulta per sollevare il caso dello statuto M5S alla Camera che prevede una multa di 100mila euro per chi abbandona il gruppo. Perché?
“Perché è una palese violazione dell’articolo 67 della Costituzione, che esclude il vincolo di mandato nell’attività dei parlamentari. Chi diceva di difendere la Carta la sta facendo a pezzi, relegando i deputati al ruolo di figuranti. La legislatura non è ancora iniziata e già hanno paura che i loro parlamentari se ne vadano? Sono problemi politici che non si possono risolvere con le penali anticostituzionali”.