L’antirazzismo omeopatico è la nuova moda del momento, insieme all’antifascismo percepito. Il trucco consiste nel dichiararsi convintamente antirazzisti quando le occasioni lo richiedono e poi comportarsi in modo opposto quando si ritiene di non essere ascoltati. Nella repubblica indipendente del calcio italiano l’antirazzismo è un prodotto di marketing che funziona moltissimo.
Nella repubblica indipendente del calcio italiano l’antirazzismo è un prodotto di marketing che funziona moltissimo
Alla stregua degli spot della Fifa anche la Figc ogni domenica ci propina qualche frase da baci perugina per dirci che essere razzisti è roba che non si fa. Striscioni con grafiche evolutissime, video con testimonial d’eccezione e comunicati stampa sinteticamente perfetti ci ripetono che il calcio italiano, come il calcio mondiale, è contro ogni forma di razzismo. Verrebbe da pensare quindi che siano anche contro il razzismo calcistico. E invece no.
Il giudice sportivo ha deciso di assolvere per mancanza di prove il calciatore dell’Inter Francesco Acerbi che in campo avrebbe detto “vai via nero, sei solo un negro” al calciatore del Napoli Juan Jesus. Le immagini mostrano chiaramente Acerbi scusarsi poco dopo con l’avversario dicendo chiaramente “non sono razzista” e indicando un suo compagno di squadra nero (è la famosa teoria del “ho molti amici neri” dei non sono razzista ma…).
In sostanza la giustizia sportiva ha assolto un calciatore che si è scusato. Ci troviamo di fronte a un capolavoro giuridico. E la politica? Muta. La politica si limita ai comunicati stampa che si aggiungono agli striscioni, agli spot e a tutto il resto. Insomma, si combatte il razzismo ma solo il razzismo degli altri. Solo che gli altri alla fine hanno sempre qualche amico per cui essere antirazzisti, oltre che dirsi, viene rimandato a un’altra occasione.