Anna Rosa Fontana: il caso e la storia della donna uccisa 12 anni fa a Matera

Anna Rosa Fontana è al donna che è stata uccisa nel 2010 a Matera dal suo ex compagno che era finito in liberà grazie all'indulto.

Anna Rosa Fontana: il caso e la storia della donna uccisa 12 anni fa a Matera

Anna Rosa Fontana è la donna che nel 2010 è stata uccisa dal ex compagno. Il suo caso fu al centro della giustizia per tanto tempo, una giustizia che non è stata capace di difendere la donna.

Anna Rosa Fontana: il caso e la storia della donna uccisa 12 anni fa

Anna Rosa Fontana aveva 38 anni quando è stata uccisa nel dicembre del 2010 a Matera. Il suo è un caso particolare perché cinque anni prima aveva rischiato seriamente la vita. Il 13 luglio del 2005 il suo convivente Paolo Chieco aveva cercato di ammazzare la donna con quindici coltellate, non riuscendovi solo perché i soccorsi erano stati rapidi e l’ospedale a un passo.

La storia personale della donna è stata sempre travagliata. Il primo matrimonio era finito con una separazione. Le erano rimasti due figli maschi, che oggi hanno 17 e 12 anni. Poi aveva conosciuto Paolo Chieco, un manovale, ex macellaio. Avevano avuto anche una bambina.

La donna uccisa due volte

Anna Rosa e Paolo si erano lasciati ma lui non aveva mai accettato. Il 13 luglio del 2005, in via Lucana 333, lui l’aveva aspettata e colpita con quindici coltellate al collo, al torace, alla pancia.  Era rimasta una striscia di sangue dal portone fino all’ingresso dell’appartamento di Anna Rosa, al primo piano. Lui aveva chiamato il 113: «Ho ammazzato la mia convivente, vi aspetto». Ma Anna Rosa si salvò grazie ai soccorsi e a un miracolo.

Il 15 luglio 2005, interrogato dal giudice, Paolo Chieco fa mettere a verbale il suo amore per Anna Rosa: «In quel momento sono andato un’altra volta in macchina perché mi era venuta una furia di sangue, ho visto un coltello che si è trovato quando mi sono sloggiato di casa, l’ho visto, l’ho preso, sono andato un’altra volta e le ho dato con il coltello, però il portone era aperto, non ho forzato nessun portone. Ho cominciato a dare il primo colpo alla pancia, qua, affianca qua, però lei gridava sempre “Ti amo, ti amo, non mi colpire”… Io dicevo: “Non ci credo, come hai fatto le altre volte che hai detto tutte le bugie e sei ricorsa subito in Questura…” Lei disse: “No, questa volta…”, però io non la voleva ammazzare». Il giudice gli chiede se si ricorda quanti colpi le ha dato e lui risponde: «Non mi ricordo, in quel momento non pensavo più a niente… Il bambino gridava soltanto, diceva “Non lo fare, non lo fare”, però il bambino dopo non l’ho visto più». Il giudice domanda se si rende conto che con quel coltello – 33 centimentri di lama – la poteva uccidere. Chieco risponde: «In quel momento, adesso mi sto rendendo conto dello sbaglio che ho fatto». Il giudice gli chiede anche se non ha pensato alla loro bambina. Lui: «Sì che mi rendo conto. Io avevo detto a lei: “Vedi che io voglio vedere la bambina perché la bambina mi è entrata dentro al…”».

Il 28 settembre 2008 c’è il processo d’appello. All’imputato vengono concesse quelle attenuanti e la pena viene ridotta a sei anni. Con l’indulto del 2006, Chieco torna definitivamente libero nel 2009.

Il 7 ottobre del 2010 arriva la denuncia da parte della donna: «La sottoscritta Anna Rosa Fontana è costretta a tutelare la sua incolumità e chiede che si voglia accertare la responsabilità del sig. Chieco Paolo, ravvisabili nei fatti narrati, individuandolo come autore del tentativo di omicidio, del sequestro di persona e dei numerosi appostamenti sotto la mia abitazione che evidenziano il reato di stalking».  Lunedì 6 dicembre lei telefona alla mamma: «Ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi». Nonostante le continue denunce, Anna Rosa verrà di nuovo raggiunta dall’ex convivente e le sei coltellate questa volta sono stata fatali.

 

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