Il giornalista Andrea Purgatori, popolare conduttore di La7 e già inviato speciale del Corriere della Sera, scomparso il 19 luglio dello scorso anno, poteva essere salvato. La sua morte, scrivono i consulenti che hanno compiuto l’autopsia e le successive perizie ordinate dalla Procura di Roma, è stata causata, secondo quanto anticipano oggi Repubblica e Corriere, da “negligenza” e da errate valutazioni compiute dai medici che lo ebbero in cura. Per la morte del giornalista romano sono attualmente indagati quattro medici.
Il giornalista Andrea Purgatori poteva essere salvato. I medici che lo ebbero in cura sbagliarono diagnosi
Secondo i periti nessuno dei medici che ebbe in cura Andrea Purgatori nella clinica Villa Margherita di Roma comprese la patologia da cui era affetto, un’endocardite (infezione delle valvole cardiache) che conviveva con un tumore ai polmoni: “Ma i segni di infezione erano chiari”.
Secondo gli stessi esperti, scrivono ancora Repubblica e Corriere, una semplice terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita. Viceversa, il giornalista iniziò a morire la notte fra il 16 e il 17 giugno 2023 per l’inerzia degli specialisti. Primo fra tutti Guido Laudani che da medico curante, cardiologo, omise l’individuazione della patologia ormai in fase conclamata.
Secondo i consulenti della Procura, Luigi Marsella e Alessandro Mauriello, Laudani “ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.
Fu inutilmente sottoposto a terapia anticoagulante e a un ciclo di radioterapia
Andrea Purgatori, è emerso dagli esami compiuti dopo la sua morte, fu inutilmente sottoposto a terapia anticoagulante ma anche a radioterapia per aggredire ipotetiche metastasi cerebrali diagnosticate dal professor Gianfranco Gualdi. In quel caso, scrivono ancora i consulenti, “sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale”. E ancora: “All’Umberto I sostanzialmente con gli stessi elementi (di Villa Margherita, ndr) i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi”.
I consulenti della Procura hanno escluso anche la presenza di metastasi cerebrali
La perizia ordinata dalla Procura di Roma ha escluso anche la presenza di metastasi cerebrali indicate dal professor Gualdi (indagato assieme al collaboratore Claudio Di Biasi, alla dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e allo stesso Laudani) e aggredite con una radioterapia dagli effetti collaterali problematici. “Ad Andrea sono state diagnosticate e curate con urgenza metastasi cerebrali che al momento della morte si è scoperto non esistere. E questo ha portato a uno sviamento della corretta diagnosi e terapia” ha commentato l’avvocato della famiglia, Alessandro Gentiloni Silveri.