Se ci fosse un leader del partito delle elezioni, Matteo Renzi sarebbe il portabandiera. Non è un mistero, infatti, che dalla sera del 4 dicembre punta a un rapido ritorno al voto, avendo addirittura più fretta del Movimento 5 Stelle, a cui in fondo non dispiace la possibilità di avere tempo per organizzarsi in vista di una sfida così complicata. E magari strappare una legge elettorale che possa permettere ai pentastellati di vincere senza stipulare alleanze. Sulla stessa linea renziana, almeno in questo caso, ci sono la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: i due partiti di destra sono pronti a dialogare con chiunque pur di trovare un accordo sul sistema elettorale e mettere la parola fine sulla legislatura.
La corsa di Matteo – Nel primo incontro dopo il referendum con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Renzi aveva spiegato che il Pd avrebbe preteso un Governo di responsabilità nazionale con gli avversari: uno strumento sicuro per arrivare a una rapida chiusura della legislatura. Le cose, poi, sono andate diversamente: l’ex premier ha dovuto accettare il diktat del Quirinale e quindi il ricambio a Palazzo Chigi con Paolo Gentiloni che ha preso il suo posto. Ma da mesi Matteo è appostato all’angolo, pronto ad assestare il colpo buono per far vacillare l’Esecutivo e portare l’Italia alle urne, nello stesso anno in cui ci vanno Francia, Gran Bretagna e Germania. Renzi è consapevole che a ogni giorno trascorso corrisponde un calo di consenso. La sua immagine di leader si appanna accrescendo concreto pericolo di diventare marginale. La vittoria alle primarie ha comunque rianimato la sua ambizione: dopo le sconfitte alle Amministrative e la batosta al referendum costituzionale, il segretario dem è tornato a primeggiare in una competizione. Ma il desiderio di elezioni non è solo una questione personale. C’è anche un punto politico centrale: ammesso che riesca a vincere, vuole occuparsi della prossima Legge di Stabilità con i galloni del premier. La situazione dei conti pubblici, infatti, richiederà una manovra complicata e pesante per gli italiani. Se la facesse Gentiloni, gli effetti si dispiegherebbero inevitabilmente sull’esito delle Politiche. E a pagarne dazio sarebbe proprio il Pd di Renzi, che resta l’azionista di maggioranza del Governo in carica. Ecco perché, nell’ottica dell’ex premier, è meglio votare a fine settembre e non all’inizio del 2018.
Avanti Grillo – Renzi non è il solo leader a sognare le elezioni anticipate. Anche Beppe Grillo non perde occasione per chiedere la fine della legislatura: il Movimento 5 Stelle è dato in testa in tutti i sondaggi. L’unica incognita è rappresentata dalla legge elettorale. Con una soglia troppo alta per il premio di maggioranza, il M5S potrebbe avere qualche difficoltà a ottenere i numeri necessari a governare. Ma, allo stato attuale, i grillini vedrebbero una campagna elettorale come manna dal cielo: ci sarebbe tutto da guadagnare, a cominciare dal numero di parlamentari. Del resto Luigi Di Maio si sta riscaldando da mesi come candidato a Palazzo Chigi. Un altro componente del partito delle elezioni è Salvini, che di fatto è in campagna elettorale da mesi. E ora vuole misurarsi con il giudizio degli elettori. A parole l’obiettivo è la conquista della presidenza del Consiglio, sull’onda lunga del sentimento anti-europeo. Ma a conti fatti basterebbe un aumento della pattuglia in Parlamento: il Carroccio è infatti oggi sottorappresentato in base al consenso accreditatogli dai sondaggi, tanto da essere segnalato davanti anche a Forza Italia. Comunque vada, la Lega porterà a casa un consistente numero di deputati e senatori.
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