Checché ne dica Matteo Salvini il governo ha tutta l’intenzione di procedere sulla strada dell’estensione del Green Pass ad altre categorie di lavoratori. Ma al momento l’esecutivo vuole evitare forzature e, forse anche per permettere a Salvini di riposizionarsi, opta per la teoria dei piccoli passi. La via scelta dal premier Mario Draghi sarà dunque quella di procedere per step. Oggi si terrà il Consiglio dei ministri, ma non la cabina di regia, e dovrebbe arrivare un primo passo con l’estensione del certificato verde alle ditte di pulizia che operano nelle scuole e al personale delle mense scolastiche.
E ancora. L’obbligo di Green pass dovrebbe essere esteso anche ai lavoratori delle Rsa. L’orizzonte indicato dal premier e dal ministro della Salute, Roberto Speranza, rimane quello indicato di un’estensione il più possibile generalizzata. In serata Speranza, che non abdica alla linea della fermezza, spiega che si va verso l’estensione ad altre attività e su quali siano queste attività è in corso un confronto “ma la linea è nettissima e il Cdm è sempre sovrano”.
Dopo il primo passo che si farà oggi, in prospettiva c’è l’estensione per tutte quelle categorie che lavorano nei luoghi dove il pass è già richiesto a chi li frequenta: ristoratori, camerieri, barman, gestori di locali e dipendenti delle strutture (cinema e teatri, ad esempio), ma anche per istruttori sportivi che lavorano in luoghi come piscine e palestre. Si parla anche di chiedere il certificato verde agli autisti dei mezzi del trasporto pubblico locale.
Il passo successivo riguarderà i dipendenti pubblici. Gli ultimi saranno i lavoratori del settore privato. Sul tavolo ci sono alcune questioni da risolvere. Come i costi dei tamponi. I sindacati hanno chiarito che non accetteranno che i costi possano ricadere sui lavoratori. “Rendere il green pass obbligatorio e non stabilire la gratuità del tampone sarebbe una decisione sbagliata”, ha insistito il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, rimarcando che la scelta che avrebbe dovuto fare il Governo era quella di approvare una legge sull’obbligo vaccinale. Confindustria, da parte sua, non vuole che i costi siano a carico delle imprese. E chiede un intervento sociale. Ovvero che a farsi carico delle spese sia il Governo.
Dall’esecutivo in questi giorni è trapelato che – a parte i fragili – il costo dei tamponi non sarà coperto dallo Stato non solo perché a pagarli non dovrà essere la collettività ma anche perché non si vuole in questo modo disincentivare la vaccinazione. Ma la questione ancora è sul tavolo. E anche su questo punto è forte il pressing di Salvini. “Se riusciremo a ottenere tamponi rapidi gratuiti per milioni di famiglie, soprattutto con minorenni, con ragazzi che vanno a scuola, fanno sport, fanno volontariato, vuole dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo”.
IL COMPROMESSO. Il numero uno del Carroccio ha poi ribadito il suo no all’obbligo vaccinale escludendo che questo possa arrivare in discussione. La decisione di Draghi di procedere senza forzature e con gradualità sul Green Pass sarebbe frutto di un compromesso raggiunto nel corso di un colloquio telefonico tra il premier e lo stesso Salvini. Compromesso che il Capitano rivendica con orgoglio. “Se alzare i toni ci permette di avere dei risultati, allora vuol dire che stiamo facendo il nostro mestiere”, ha spiegato il leader della Lega. “Non risulta nessuna estensione del Green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale. Questo mi conforta”, ha osservato. E qualche risultato, seppur piccolo, a oggi lo ha ottenuto.