Ancora sangue, ancora lividi, ancora botte per Rachid Assarag, il detenuto marocchino che con le sue registrazioni ha svelato le presunte violenza all’interno del carcere di Parma, oggetto di un procedimento penale, ha presentato un’altra denuncia. Questa volta per le botte che avrebbe subito a Piacenza.
Una denuncia che subito ha allarmato i Cinque Stelle che, oggi, hanno organizzato un’ispezione lampo al carcere di Piacenza. A presentarsi al penitenziario, il parlamentare M5S Vittorio Ferraresi, che ha chiesto e ottenuto di entrare per verificare le condizioni dei detenuti e di Assarag. Accompagnato dalla vicedirettrice e dal comandante degli agenti è entrato nella cella del detenuto marocchino, condannato per violenza sessuale.
Quello che si è trovato di fronte Ferraresi lascia decisamente l’amaro in bocca: “Una chiazza enorme di sangue sul pavimento, sangue anche sul materasso totalmente bagnato, ematomi da violente percosse al di sotto le gambe, i pantaloni strappati, un occhio pesto – dice un incredulo Ferraresi – Tutto questo in una cella dalle condizioni gravi e intollerabili con finestra chiusa, senza acqua e con feci nel wc. La polizia penitenziaria e la vice direttrice hanno provato a smentire quanto era chiaramente visibile”. Ora il pentastellato è pronto a presentare un esposto su quanto visto in carcere e sulle condizioni di Assarag.
Ma non basta. “Ho avvertito un pesante clima di intimidazione – commenta ancora Ferraresi – anche nei miei confronti che cercavo di documentare quanto era successo. Mi è stato impedito di continuare la mia ispezione con la forza, sono stato offeso dalla vicedirettrice, nell’esercizio del mio mandato ispettivo parlamentare, semplicemente perché cercavo di ribadire che le carceri non sono luoghi di tortura e di barbarie. Quanto è avvenuto è gravissimo e non ammissibile”. Secondo la ricostruzione che La Notizia è in grado di fornire, la dirigenza del penitenziario si è giustificata dicendo che quello di Assarag non sarebbe sangue e che, in realtà, sarebbe stato lo stesso detenuto ad essersi procurato quelle ferite. Ciò che è certo è che si aggiunge un altro tassello inquietante alle storie torbide del carcere italiano. Nel giorno della morte di Marco Pannella, una storia che stona. Tragicamente.