Ancora mano tesa a Trump. Così Meloni si isola a Bruxelles

La premier vuole andare a Washington. Ma il sogno di fare da pontiere tra America ed Europa resta un’illusione

Ancora mano tesa a Trump. Così Meloni si isola a Bruxelles

In tre giorni le Borse mondiali hanno bruciato quasi 10mila miliardi. Ma la premier Giorgia Meloni continua a minimizzare e invita a non cedere a quelli che bolla come “allarmismi”. Ieri si è tenuta a Palazzo Chigi una riunione presieduta da Meloni proprio sui dazi.

Hanno partecipato i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Tommaso Foti (Pnrr). Presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Nel corso dell’incontro – recita una nota di Palazzo Chigi – i ministri hanno illustrato le diverse ipotesi allo studio per sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese. Proposte che saranno al centro del confronto con le categorie produttive, in programma per oggi.

Meloni minimizza ancora: no allarmismi

“È stato ribadito che una guerra commerciale non avvantaggerebbe nessuno, né l’Unione europea né gli Stati Uniti. È emersa la necessità di affrontare il tema con determinazione e pragmatismo, perché ogni allarmismo rischia di causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi. Si è discusso, inoltre, degli strumenti necessari per sostenere le imprese, intervenendo sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal e sulla necessità di semplificare il quadro normativo”.

Insomma l’Italia sta sempre più sposando la linea della mano tesa a Donald Trump isolandosi dal resto dell’Europa. Proprio nel giorno in cui i 27 hanno deciso di reagire il 15 aprile contro i dazi di Trump sull’alluminio e sull’acciaio europei.

Non è un caso che ieri in Lussemburgo, al Consiglio Ue del Commercio, il ministro e vicepremier di Forza Italia Tajani abbia chiesto, senza successo, di rinviare i contro dazi Ue.

“No a guerre commerciali: chi pensa di rispondere a dei dazi con contro-dazi fa il male dell’Italia, dei lavoratori e degli imprenditori italiani”, dichiara il vicepremier e leader della Lega Salvini, ospite di Raiuno dopo il vertice a Palazzo Chigi.

Meloni si illude di fare da pontiere tra Usa e Ue

Meloni sta facendo di tutto per andare a Washington. Secondo varie fonti la visita potrebbe essere collocata nella prima metà della settimana di Pasqua, prima dell’arrivo del vicepresidente americano JD Vance a Roma.

Nella visione di Meloni la missione servirebbe a consacrarla nel ruolo di pontiere fra Washington e Bruxelles predicato in questi mesi. Non è detto, però, che la vedano così alcuni partner europei come Francia, Germania e Spagna che invece sono per tenere una linea dura, anzi durissima, con l’amministrazione Trump.

Fra le altre cose il bilaterale nello Studio Ovale cadrebbe proprio nei giorni in cui l’Ue (il 15) lancerà le contromisure ai dazi su acciaio e alluminio. Parlando alla platea della Lega, che preme per trattative bilaterali con Trump, la premier ha definito il governo pronto “a mettere in campo tutti gli strumenti – negoziali ed economici – necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati”.

Nuovi attacchi di Giorgia al Green deal europeo

E ha strappato applausi ribadendo che chiede “con forza all’Europa di rivedere le normative ideologiche del Green Deal e l’eccesso di regolamentazione in ogni settore, che oggi costituiscono dei veri e propri dazi interni che finirebbero per sommarsi in modo insensato a quelli esterni”.

Ma così facendo finisce del tutto per isolarsi dall’Europa col rischio di tornare dagli Usa con le pive nel sacco o con qualche sconticino che la renderebbe ancora più aliena agli occhi dei big europei.

Oggi vertice governo-imprese

Oggi dunque il governo vedrà le imprese che chiederanno conto sulle risorse che potrebbero essere destinate a chi verrà penalizzato.

Si parla anche di compensazioni sul modello degli aiuti durante il Covid, ma andrebbero concordati con l’Ue e l’allentamento del Patto di stabilità viene considerato una condizione essenziale per manovre mirate.

C’è chi ipotizza di rafforzare il fondo per il Made in Italy, mentre al momento c’è scetticismo sulla possibilità di utilizzare parte dei fondi del Pnrr, compresi quelli di Transizione 5.0 suggeriti da Confindustria.