Tra i giornalisti spiati della banda che, secondo la Procura di Milano, faceva capo all’ex super poliziotto Carmine Gallo, Ad della Equalize, società di proprietà dell’attuale presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, c’ero probabilmente anch’io. Nel 2019 lavoravo infatti per il sito d’inchiesta del gruppo l’Espresso, Businessinsider, allora diretto dalla firma di Repubblica, Giovanni Pons.
Pons ed io nel giugno del 2019 firmammo tre inchieste sulla nomina di Pazzali alla presidenza della Fondazione Fiera di Milano. In quei pezzi, ricostruivano, documenti alla mano, come il manager fosse stato allontanato negli anni precedenti dalla direzione di Fiera Milano (carica meno prestigiosa e di potere di quella che avrebbe avuto in seguito, cioè di presidente della Fondazione, che controlla la Fiera di Milano) a causa di investimenti giudicati rovinosi; come Fiera Milano fosse stata commissariata dal Tribunale di Milano a seguito delle infiltrazioni mafiose (inchiesta NoloStand); delle manovre della Lega per mettere alla guida di Fiera proprio Pazzali.
In particolare svelavamo il ruolo svolto da Giulia Martinelli, ex compagna di Matteo Salvini, allora capa-segreteria di Fontana, nell’operazione Pazzali. Infine raccontavamo anche di come il sindaco di Milano, Beppe Sala, nonostante le numerose evidenze che avrebbero dovuto spingere un primo cittadino di centrosinistra a rifiutare il gradimento per quel candidato (e quindi a bloccarne la nomina), avesse comunque avallato la scelta di Fontana-Salvini.
Naturalmente Pazzali non apprezzò quegli articoli e non lo nascose affatto. Arrivando a lamentarsi direttamente con gli editori. Oggi si scopre che, secondo i magistrati, Pazzali diede ordine di far infiltrare le mail e le comunicazioni Whatsapp dell’allora direttore Pons. Naturalmente per le nostre inchieste Pons ed io comunicavamo via mail e via Whatsapp…