Nemmeno la Commissione europea, che ha certificato come dallo stop al Superbonus sia derivato un calo della domanda interna (e del Pil), è riuscita a convincere il governo della bontà dell’incentivo all’edilizia targato M5S. A Bruxelles ieri si è aggiunta Fitch.
Per l’agenzia di rating Fitch gli incentivi statali del Superbonus 100% hanno spinto la crescita 2021-2022
Che, tagliando le stime del Pil dell’Italia (+0,9% nel 2023 e +1% nel 2024), ha rilevato come “un’impennata degli investimenti – favorita dalle agevolazioni fiscali per gli investimenti residenziali, che sono in scadenza – ha spiegato circa la metà della crescita dell’Italia nel 2021 e nel 2022”. Ma sarà l’ostilità delle destre a tutte le misure dei pentastellati, dal Reddito di cittadinanza al decreto Dignità, il governo continua a sparare a zero contro il 110%.
Il ministro dell’Economia, il draghiano Giancarlo Giorgetti, ieri ha definitivamente gelato le speranze su una proroga dell’incentivo, neanche per i condomini come richiesto da più parti, dall’Ance alla Cna. Rispondendo a un’interrogazione del M5S alla Camera, ha detto che “non è intenzione del Governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute”.
Il 110% non sarà più prorogato dopo il 31 dicembre
Non sarà più prorogato dopo il 31 dicembre il 110%, dunque. Né per le villette né per i condomini. E ancora: “Il mercato di acquisto dei crediti è ripartito, grazie anche all’impegno del Governo, e con le certificazioni della natura di tali crediti. Proprio per questo sono allo studio dell’esecutivo strumenti attraverso i quali consentire la verifica della bontà di quelli ancora in possesso dei cittadini e imprese”. Un’affermazione questa smentita a stretto giro dall’Ance.
“Non ci risulta siano ripartiti, o almeno non in misura statisticamente rilevante”, dice la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. I crediti incagliati ammontano a ben 30 miliardi. L’Ance martedì aveva sostenuto di ritenere “indispensabile riaprire rapidamente l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato ed assicurare una proroga di almeno 6 mesi del superbonus per gli interventi sui condomini già avviati al 17 febbraio 2023 (per i quali operano ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura), a condizione che, al 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo”.
In ballo ci sono 320.000 nuclei familiari per un totale di 752.000 persone
In ballo ci sono 320.000 nuclei familiari per un totale di 752.000 persone. Il rischio è di ritrovarsi con “scheletri” non finiti in mezzo alle città ma questo, insiste la presidente Brancaccio, è un governo “responsabile che non abbandonerà famiglie e imprese incolpevoli”. Giorgetti minimizza innanzitutto la spinta alla crescita data dal Superbonus, sottolineandone invece ancora una volta il peso sui conti pubblici. “Se da una parte la stima dell’impatto macroeconomico del Superbonus 110 è incerta, dall’altra parte, la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e dovrà darsene conto anche nella prossima nota di aggiornamento al Def”, avverte il ministro, citando un dato per tutti: “Misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3 per cento del patrimonio immobiliare esistente”.
E in questa minima parte rientrano non solo prime, ma anche seconde case, “al mare, ai monti, di ricchi e di poveri, e anche 6 castelli”. “Il costo del Superbonus è stato scaricato sui governi che sono venuti dopo. Ho sentito dire che il Pil nel 2021 è andato all’11%, non è esattamente così, è stato quello che viene chiamato il rimbalzo del gatto morto”, accusa Giorgia Meloni. La premier mente, replica il leader del M5S Giuseppe Conte, il Superbonus ha creato occupazione e crescita.
Lunedì gli esodati manifesteranno davanti al Mef
L’Associazione Esodati del Superbonus “è determinata a far udire la voce dei cittadini colpiti dal grave problema del blocco dei crediti incagliati”. “Con profonda preoccupazione e delusione – scrive la stessa associazione -, annunciamo il lancio di una manifestazione di protesta che inizierà il lunedì 18 settembre e proseguirà ad oltranza nei giorni successivi, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica riguardo a questa grave e drammatica situazione”.
“Dopo un incontro con il ministro Giorgetti a luglio scorso – scrivono ancora gli esodati -, durante il quale ci è stato chiesto di formulare un articolato dettagliato di soluzioni normative per affrontare il problema dei crediti incagliati – ricorda -siamo stati colpiti dal fatto che, dopo aver presentato un minuzioso documento come richiesto, non si è avuto più riscontro, nessun decreto urgente è stato ancora messo all’ordine del giorno del cdm e non abbiamo più ricevuto risposte alle nostre richieste di chiarimenti in merito. Riteniamo questa situazione inaccettabile, e non possiamo permettere che i problemi dei nostri associati siano ignorati”
“I cittadini – spiega l’Associazione – colpiti da questa ingiustizia meritano giustizia e risposte concrete. La manifestazione di protesta davanti al ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma è il nostro modo di ribadire il nostro impegno nella lotta per i loro diritti. Invitiamo tutti i nostri sostenitori e i cittadini interessati a unirsi a noi in questa battaglia. La nostra determinazione è ferma e non cederemo finché non otterremo le risposte e le soluzioni che meritiamo”.
“Questa volta le promesse non ci bastano più. Vogliamo i fatti”
“Chiediamo fermamente – rimarca – che il Governo risolva la situazione di emergenza economico-sociale generata dal blocco della cessione del credito intervenendo con l’apertura immediata delle partecipate Statali (Poste, Cdp) per permettere la chiusura di tutti i cantieri avviati con il legittimo affidamento”. “Chiediamo – aggiunge l’Associazione – che il Governo posticipi con un decreto d’urgenza le scadenze per i cantieri avviati per consentire l’espletamento dei lavori in sicurezza e senza perdite economiche per imprese e famiglie”. “Chiediamo inoltre – ribadisce – che i crediti generati nel 2022 di imminente scadenza ed a elevato rischio di perdita vengano salvaguardati. Questa volta le promesse non ci bastano più. Vogliamo i fatti”.