Il piano era quello di una fusione, per dar vita a nuove sinergie e risparmi. La realtà è che Ferrovie e Anas, complici un Governo non proprio fortissimo e un Parlamento poco incisivo, non riescono ancora a celebrare il tanto decantato matrimonio. Nei mesi scorsi, infatti, non sono mancati gli annunci dei rispettivi amministratori delegati, Renato Mazzoncini e Gianni Armani. Di più: i percorsi proseguono così separati che nelle prossime settimane Fs e Anas vedranno rinnovarsi gli organi di amministrazione e controllo di ben 26 società partecipate, per un totale di 186 scranni. Inutile girarci intorno, parliamo di un poltronificio incredibile, tale da accendere un faro su angoli di amministrazione sconosciuti alla maggior parte degli osservatori.
I casi – Il grosso sta all’interno di Ferrovie, che si appresta a rinnovare 18 società partecipate, con 11 Consigli di amministrazione e tutti i collegi sindacali, per un totale di 121 poltrone in palio. Nel calderone ci sono nomi importanti. Per esempio Rfi, Rete ferroviaria italiana, che ha in scadenza Cda e sindaci. Stesso discorso per Busitalia Sita Nord (attività di trasporto su gomma), Ferservizi (back office), Fs sistemi urbani (valorizzazione patrimonio non funzionale all’attività ferroviaria) e Italcertifer (certificazione). Ma viene fuori che devono cambiare organi anche società che fanno parte di Mercitalia, la subholding di Fs che si occupa di trasporto merci. In questa sorta di “elenco nell’elenco” ci sono società come Cemat, Mercitalia terminal e Mercitalia transport & services. Tra le partecipate di Ferrovie, il consiglio di amministrazione più folto da rinnovare è quello della Tunnel ferroviario del Brennero, la società attraverso la quale Fs condivide con l’Austria la gestione della Galleria del Brennero. In Anas le controllate da cambiare sono 8, per un totale di 65 poltrone. In questo caso vanno in rinnovo i Cda e i collegi sindacali di Sitaf (Società italiana traforo autostradale del Frejus), Autostrade del Lazio e Autostrada del Molise.
La cuccagna – Si tratta in buona sostanza di società in cui Anas condivide il capitale con enti locali, soprattutto Regioni. Poi devono essere modificate le composizioni dei collegi sindacali di altre partecipate come Cav (Concessioni autostradali venete) e Concessioni autostradali piemontesi. Ma si tratta solo di esempi. Nel grande mondo Anas, peraltro, la vera “chicca” è rappresentata dall’imminente rinnovo della Società italiana per azioni per il traforo del Monte Bianco, il cui consiglio di amministrazione è composto dalla bellezza di 21 membri. Certo, c’è da dire che qui Anas è presente con il 32,1% del capitale accanto al 51% di Autostrade e al 10,6% della Regione Valle D’Aosta. Ma il numero è impressionante. E così, mentre i vertici dei due gruppi aspettano ancora una norma che risolva il problema del maxicontenzioso Anas, condicio sine qua non per la fusione, sta per partire un incredibile valzer interno di nomine.
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