Nessun piano di controlli. Per anni. E quando finalmente è stato deciso di assicurare che venissero compiute delle verifiche non si è andati oltre quella che è rimasta una dichiarazione d’intenti. Fino al crollo del ponte Morandi in Italia le concessionarie della rete autostradale sono andate avanti così. Senza avere mai troppi fastidi da governi quantomeno distratti. Con il risultato che gli investimenti nella manutenzione delle infrastrutture, partendo da ponti e viadotti, avrebbe superato di poco il 2% del budget delle diverse società. Un quadro sconfortante, che sembra coinvolgere l’intera classe politica, quello emerso da un’indagine compiuta dall’Autorità nazionale anticorruzione, che ha ora fatto una segnalazione al Governo e al Parlamento.
LO SCREENING. Dopo la tragedia a Genova del 14 agosto scorso, l’Anac ha deciso di effettuare un controllo su tutti i concessionari autostradali che, a quanto pare senza che una simile situazione venisse considerata particolarmente allarmante, nella relazione 2016 fatta dal Ministero delle infrastrutture e trasporti relativamente alle attività nel settore autostradale in concessione, risultava avessero investito in manutenzione meno del 90% di quanto previsto. Solo nel 2003, con il secondo Governo Berlusconi, è stato affrontato il problema dei controlli sulle autostrade. Con un’ordinanza dello stesso presidente del Consiglio dei ministri venne fissato l’obbligo di effettuare verifiche sugli edifici di interesse strategico e sulle opere infrastrutturali principali. Un’ordinanza che nessuno però si sarebbe preso la briga di far rispettare.
LE GIUSTIFICAZIONI. Alla richiesta di spiegazioni soprattutto sui pochi interventi compiuto nel settore della manutenzione, 19 dei 22 concessionari autostradali italiani hanno risposto all’Anac giustificandosi con una serie di problemi a cui sarebbero andati incontro, legati fondamentalmente ai mille inghippi di carattere burocratico, norme confuse, competenze divise tra vari enti che non riescono a coordinarsi tra loro e una giustizia troppo lenta, al punto che un ricorso riesce a paralizzare per anni un cantiere. Elementi che hanno portato il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, a segnalare tali criticità al ministro Danilo Toninelli, “anche al fine della predisposizione di eventuali contromisure”.
LA PIAGA. Al termine delle indagine è emerso così il triste dato che le spese fatte dalle concessionarie, dai Benetton a tutti gli altri, per la manutenzione della rete autostradale è stata minima. “Ammonta mediamente – evidenzia l’Autorità anticorruzione – al 2,2% della spesa complessiva prevista dal Piano economico-finanziario”. Di più: “Tale circostanza richiederebbe una riflessione sulle modalità operative di mantenimento in efficienza delle infrastrutture nel tempo”. L’Anac ha infine invitato il Governo e il Parlamento ad attivarsi affinché le verifiche su ponti e viadotti previste nell’ordinanza di Berlusconi, scaduta tra l’altro, vengano fatte compiere costantemente, magari ogni due anni, prevedendo anche l’obbligo, quando necessario, “di intervenire tempestivamente per riportare in sicurezza le opere”. Chiesto infine di fornire ai concessionari delle indicazioni univoche per uniformare le fasi della gestione, partendo dalle modalità di determinazione della percentuali di affidamenti a terzi.