Forse sono percepite ancora come “lontane” e meno impellenti rispetto ad altri dossier legati alla pandemia o forse, più probabilmente, gli attriti degli ultimi giorni tra Lega e Fratelli d’Italia sul dossier Copasir non aiutano a trovare una quadra su un nome comune da proporre a candidato a sindaco comune della coalizione di centrodestra per le elezioni di autunno, con oltre mille comuni al voto comprese grandi città come Napoli, Bologna, Torino e Milano.
E naturalmente Roma, la sfida “capitale” in tutti sensi, non solo per il Pd – che per ammissione del segretario, rappresenterà un vero e proprio banco di prova, innanzitutto per lo schema di alleanze, con un centrosinistra “allargato” e i 5 Stelle, a cui Letta ha detto sin da subito di puntare, e poi come test per le politiche 2023 – ma anche per il fronte opposto, in cui in gioco c’è la tenuta stessa di un centrodestra al momento diviso a livello nazionale, con la Lega e Forza Italia che appoggiano l’esecutivo Draghi e FdI saldamente all’opposizione, e unito nelle intenzioni.
Che a dire il vero appaiono sempre più flebili. Tant’è che un nome condiviso e ufficialmente in campo ancora non c’è praticamente da nessuna parte. Nella corsa al Campidoglio sono mesi che si fa il nome di Guido Bertolaso ma è il diretto interessato, al momento impegnato nel coordinamento della campagna vaccinale della Regione Lombardia, ad aver a più riprese ribadito la sua indisponibilità, nonostante anche ieri il commissario romano di FI Maurizio Gasparri abbia dichiarato che sia una risorsa “per le istituzioni” in riferimento “alla guida di una grande città”.
Bertolaso sarebbe fortemente caldeggiato e sostenuto anche da Matteo Salvini ma non gradito al partito di Giorgia Meloni – che su Roma vanta consensi e radicamento più ampi rispetto agli alleati – che gli preferisce il manager Andrea Abodi o il presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca. Per la corsa a primo cittadino di Napoli il favorito sarebbe il pm anti camorra, Catello Maresca, che metterebbe d’accordo tutti, a cominciare da Silvio Berlusconi e dal segretario leghista. Il problema, però, è che il magistrato non ha sciolto la riserva. Per Torino restano alte le quotazioni dell’imprenditore vinicolo Paolo Damilano, che piace molto alla Lega ma tarda ad arrivare il via libera dagli alleati.
FdI per il momento non si espone, mentre Forza Italia rilancia il nome della deputata torinese Claudia Porchietto, più che altro perché se alla fine dovesse spuntarla Damilano, sarebbe una candidatura da segnare in quota Lega, che comporterebbe qualche casella a favore di FI in altre città italiane. Ma Salvini, forte del fatto che nei sondaggi è ancora a capo del primo partito della coalizione di centrodestra – sebbene tallonato da FdI in costante ascesa – vuole dettare le regole un po’ ovunque e ovviamente, vorrebbe piazzare un suo nome anche a Milano dove si parla con insistenza del manager Roberto Rasia, che però non entusiasma gli alleati.
Intanto c’è da segnalare che, secondo un sondaggio realizzato da Renato Mannheimer, tra i papabili candidati del centrodestra, Gabriele Albertini è il più conosciuto con l’89%, seguito da Paolo Del Debbio all’80, Maurizio Lupi al 77, Roberto Rasia al 32, Regina De Albertis al 29 e Simone Crolla al 27. Ma sono al momento solo “suggestioni”.
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