Sembra quasi un ritorno ai tempi bui del Covid, quando i pronto soccorso erano bloccati e si rischiava di aspettare le ambulanze per ore. A Roma, in queste ore, la situazione è la stessa di allora. Complice l’influenza, l’aumento dei casi Covid e anche l’incendio all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli che ha fatto perdere 220 posti letto e sovraccaricare altre strutture.
Nella giornata di lunedì la situazione è stata particolarmente critica, con picchi di oltre mille pazienti in attesa nei pronto soccorso. Alcuni, addirittura, per più di 24 ore. Ma anche oggi la situazione non è migliorata, con centinaia di persone – in codice bianco, verde o azzurro – a dover attendere per ore.
La situazione più complicata è quella del quadrante sud-est di Roma, dove sono rimaste bloccate fino a 45-60 ambulanze, con notevoli ritardi sui soccorsi. Anche oggi, sommando pazienti in attesa o in trattamento, parliamo di 1.500 persone circa bloccate nei pronto soccorso. Molte ambulanze restano ferme con i pazienti a bordo, non essendoci posti negli ospedali, e partono solamente per i casi più gravi, quelli in codice rosso. L’esempio più esplicativo è quello del turista caduto alla stazione metro di Termini e rimasto in attesa per tre ore prima di essere trasportato al Policlinico Umberto I. Proprio uno di quelli maggiormente in sofferenza.
Caos totale tra ambulanze ferme e pronto soccorso stracolmi
In diversi ospedali si è superato, in questi giorni, il numero di 100 pazienti in visita o in sala d’attesa. L’afflusso maggiore si registra al Policlinico Tor Vergata, ma non va meglio al Casilino, al Pertini, al San Camillo, al Gemelli e anche a Frascati. In molti di questi casi incide la chiusura dell’ospedale di Tivoli, con tutto i pazienti di quel quadrante costretti a rivolgersi a pochi centri, spesso anche lontani.
In molti ospedali, quindi, le ambulanze sono ferme perché è tutto bloccato: i sanitari soccorrono i pazienti sulle barelle delle ambulanze, che così non possono ripartire. Come detto, si sono toccate punte di oltre mille pazienti nei pronto soccorso tra pazienti con influenza, Covid e trasferimenti forzati da chi era ricoverato a Tivoli che incidono sulle difficoltà dei soccorsi romani.
Il piano del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, per decongestionare i pronto soccorso si è quindi arenato di fronte a un’emergenza che, però, non era del tutto imprevedibile. Certo, incide e non poco l’incendio del San Giovanni Evangelista, ma la sanità laziale si è fatta trovare impreparata di fronte anche a situazioni meno imprevedibili. Il problema, inevitabilmente, resterà per i prossimi giorni, con l’afflusso di pazienti che sta aumentando e continuerà ad aumentare verso strutture come il Pertini o l’ospedale di Colleferro, dove vengono dirottati i pazienti che prima andavano a Tivoli.