Ho letto la lettera a Biden degli 800 diplomatici americani ed europei contro il suo appoggio ai crimini di guerra israeliani. È un durissimo J’accuse.
Ivano Mele
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Gentile lettore, c’era stata una ribellione dei corpi diplomatici già il 20 ottobre, nel pieno delle stragi a Gaza, quando 1400 funzionari Usa scrissero a Biden e a Blinken, sostenendo che il fiancheggiamento di Israele rendeva l’America complice dei crimini contro l’umanità commessi dal governo e dall’esercito ebraico. E nel contempo 800 alti funzionari Ue indirizzarono una simile missiva alla von der Layen, con identiche accuse. Quelle lettere furono ignorate o semi nascoste dai giornali italiani. Ma oggi che Israele si trova sul banco degli imputati alla Corte dell’Onu per il reato di genocidio, il più grave dei delitti contro l’umanità, i giornali non hanno potuto fare a meno di riferirne. I tempi stanno cambiando, e lo si deve soprattutto all’azione giudiziaria del Sudafrica e dei circa 20 Paesi che l’hanno appoggiata. Se provano disgusto perfino i diplomatici di professione, abituati ad agire, come si suol dire, col pelo sul cuore, significa che ormai la condanna morale per Israele è unanime nel mondo e la sua impunità è quasi finita. Durerà ancora un po’, perché le classi politiche occidentali di destra e di sinistra sono legate a doppio filo alle lobby ebraiche, e perché stampa e tv in Occidente sono in gran parte controllate dalla finanza ebraica. Ma presto non sarà più così: la ribellione delle opinioni pubbliche sarà ingestibile e Israele dovrà finalmente rispondere dei suoi atti criminali come ogni altro Paese del mondo.
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