Nemmeno tre mesi dopo il terremoto Amatrice si sente già abbandonata. Il sindaco della città, Sergio Pirozzi, intervenendoalla Camera, ha denunciato la situazione. E ha minacciato anche di “chiudere tutto”. “Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando, e se fosse cosi’ sarebbe grave perche’ noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina. Io la fascia da sindaco la rimetterò soltanto quando avrò la certezza che non sarò abbandonato”, ha affermato Pirozzi. La richiesta del sindaco è ben precisa: “Un modo per non essere abbandonati è riconoscere una no tax area per i territori colpiti dal sisma. È l’unico modo per far ripartire l’economia ed evitare che i nostri cittadini non tornino più nei nostri borghi”.
Quindi il primo cittadino amatriciano minaccia anche decisioni forti: “Lo smaltimento delle macerie, la messa in sicurezza degli edifici, la viabilità, dovevano essere delle priorità. Le macerie se non metti a posto la viabilità, ed io l’ho segnalata in data 14 settembre, è impossibile portarle via. Ed io ho profondo rammarico per questo. Se entro 20 giorni non si rimette la viabilità in sesto io evacuo il Paese, chiudo tutto, e chi vuole Cristo se lo prega. E la mia non è una provocazione”. Il problema è infatti di ordine pratico: “Se non c’è la viabilità, se non esiste sicurezza stradale, chi rimane qui cosa resta a fare? Oggi si va per strade sterrate, col rischio di restare impantanati, di sbandare. E il mal tempo che si è abbattuto sul Lazio non può essere considerato una eccezionalità. Non serve una laurea per capire che Amatrice è in montagna a 1000 metri d’altezza”.
Le parole di Pirozzi sono condivise anche dal collega di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci: “Nel mio Comune non c’e’ neanche una persona. Si è fermato tutto, non c’è neanche una mensa, un esercizio aperto per comprare un panino”. Tuttavia, il sindaco di Amatrice ha voluto lanciare un segnale di speranza: “Sono sicuro che nessuno abbandonerà nessuno perché dimostreremo che non siamo bravi solo in 10 giorni ma in 365”.