“Non abbiamo bisogno di nuovi presepi ma di borghi attivi”. È quanto ha detto il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, durante l’omelia della messa celebrata questa mattina ad Amatrice in ricordo delle vittime del terremoto del 24 agosto 2016. “Perciò faccio una proposta condivisa da tanti e attesa dalla fine dell’800 – ha aggiunto il vescovo del capoluogo Sabino – il ponte più urgente da costruirsi è quello per collegare l’Italia centrale. Secondo un’indagine recente di Bankitalia, il ritardo del centro Italia è dovuto all’arretratezza delle sue infrastrutture”.
Pompili ha concluso denunciando i problemi di collegamento per qualche centinaio di chilometri tra Adriatico e Tirreno, dove passa la Salaria, definiti “un’ imperdonabile leggerezza”. Quindi “si tratta di decidere se questa è una idea da cestinare e progettare qui ora e subito”.
“Dopo anni di incertezza e di ritardo – aveva detto ancora il vescovo di Rieti, rivolgendosi anche al premier Mario Draghi presente ad Amatrice – sembrano avviate finalmente alla loro ricostruzione. Ora che la ricostruzione è partita però ci si accorge che non basta ricostruire occorre ancor prima costruire un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente, non limitarsi cioè a riprodurre le forme del passato ma lasciarsi provocare dalla natura, che è creativa e aperta al futuro. Non si tratta di un nostalgico recupero ma di un progetto di investimento economico e sviluppo demografico rivolto a una parte dimenticata del nostro Paese che tale era ben prima del 2016″.
“Questi borghi – ha concluso Pompili – vanno ripensati perché sono oggi luoghi di grande potenzialità. Ciò accadrà se sapremo stipulare un vero proprio contratto tra città e montagna.Vorrei esprimere con franchezza una proposta che so condivisa da tanti e attesa da tanto”.
“Il ponte più urgente da costruire nel nostro Paese si chiama l’Italia centrale – ha spiegato -. Lasciare ad esempio che qualche centinaio di chilometri tenga ancora oggi separati Adriatico e Tirreno, al netto di una Salaria in via di definizione, è un’imperdonabile leggerezza. Si tratta di decidere se la ferrovia dei due mari sia un’idea da cestinare o progettare e registrare qui ora e subito”.
A margine della cerimonia il presidente del Consiglio Draghi ha incontrato una delegazione di familiari delle vittime del terremoto di Amatrice e Accumoli. Il premier ha ascoltato “con grande attenzione e partecipazione le loro parole”, rende noto Palazzo Chigi. “Se oggi sono qui – ha detto poi Draghi – è perché lo Stato vi è vicino. In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente. Sono oggi qui a portarvi fiducia e l’impegno del Governo”.
Nel corso dell’incontro, ha riferito ancora Palazzo Chigi, è stato anche affrontato il tema, da anni portato avanti dai familiari, della creazione di un fondo per le vittime degli eventi sismici, sul quale – è stato ricordato – c’è già una iniziativa parlamentare e che è anche all’attenzione del Governo.
“Ho appena consegnato al premier Mario Draghi un dossier sulla possibilità di infiltrazioni criminali nei cantieri aperti e in quelli che si apriranno” ha detto, invece, l’ex sindaco di Amatrice, ora consigliere regionale del Lazio, Sergio Pirozzi, dopo aver consegnato a Draghi un documento intitolato “Piatto ricco, mi ci ficco”.
“Questi territori non hanno più anticorpi – ha aggiunto Pirozzi -, è urgente rimettere la norma che fu cancellata nel 2019, la clausola di salvaguardia che impediva la vendita degli immobili. Sono circa 24mila gli edifici con danni gravi, di questi 15mila sono seconde case – riporta il dossier – Sul tavolo c’è un piatto ricco di circa 500 milioni di euro, a tanto ammonta l’importo presunto di ricostruzione”.