Il governo Meloni sta dimostrando un’eccezionale talento: la desertificazione della Rai. L’addio di Amadeus sembrava fino a ieri una voce incontrollata che sibilava nei corridoi e invece nelle ultime ore viene definito come “probabile” dai dirigenti di viale Mazzini. L’amministratore delegato Roberto Sergio e il direttore Giampaolo Rossi si ritrovano a fare i conti con l’ennesima partenza ma questa volta sarà più difficile da raccontare e da far digerire.
Nel caso di Lucia Annunziata (fresca candidata alle elezioni europee con il Partito democratico), di Massimo Gramellini, di Fabio Fazio o di Corrado Augias era quasi facile addossare la responsabilità ai partenti dipingendoli come dissidenti politici. “Aria di rinnovamento”, dicevano i vertici aziendali facendo ciao ciao con la manina ai conduttori considerati troppo “di sinistra”. Il passaggio di Bianca Berlinguer alla corte di Pier Silvio Berlusconi è stato più difficile, subire lezioni di pluralismo da una rete privata no è stato un gran spettacolo, visto da fuori.
Amadeus in procinto di passare a Discovery sul canale Nove. A pesare sono state anche le ingerenze politiche
Amadeus rientra invece di diritto nella stretta schiera dei presentatori veramente nazionalpopolari, macina risultati importanti con telespettatori di qualsiasi fazione e soprattutto con i suoi cinque festival di Sanremo ha rilanciato l’interesse degli sponsor riportando la Rai sulla vetta delle reti televisive e ha catturato un pubblico giovane che sembrava irrecuperabile. Il 9 aprile Amadeus avrebbe comunicato ai dirigenti Rai l’intenzione di seguire Fabio Fazio a Nove, la rete della galassia Discovery. Sul tavolo ci sarebbe un’offerta allettante dal punto di vista economico (circa 3 milioni di euro rispetto al milione e 700mila della Rai) ma soprattutto sfidante per i conduttore: responsabile dell’intrattenimento del canale.
A pesare sulla decisione ci sarebbe soprattutto – manco a dirlo – il fastidio per l’ingerenza politica in occasione dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Secondo il Corriere, tra i motivi che avrebbero spinto Amadeus a lasciare la Rai ci sarebbero anche le pressioni e richieste ricevute: portare Povia a Sanremo, Hoara Borselli ospite e Mogol direttore artistico. Infine la richiesta di un pranzo “di cortesia” con Pino Insegno. Fonti interne alla Rai dicono di un fastidio insistente per la mancata difesa da parte dell’azienda (Sergio in particolare) sul “caso trattori” che per alcuni giorni ha soffiato sulla competizione sanremese. Infine Amadesu non avrebbe gradito l’atteggiamento (definito “pilatesco”) dell’ad in occasione dei continui attacchi di esponenti della maggioranza contro alcuni cantanti in gara, da Rosa Chemical e Fedez nell’edizione del 2023 alle polemiche che hanno seguito le prese di posizione su immigrazione e Medio oriente di alcuni cantanti in gara quest’anno. “Mentre chiedevano a me di non politicizzare il Festival – è il ragionamento del conduttore – non mi difendevano dalle strumentalizzazione dei loro compagni di partito”.
La vera sfida per il prossimo amministratore delegato Rai (che sarà Rossi scambiandosi il ruolo con Sergio), per il direttore del day time Angelo Mellone, per il direttore del prime time Marcello Ciannamea e il responsabile della distribuzione Stefano Coletta sarà quella di trovare un sostituto all’altezza per ascolti e introiti pubblicitari. Missione quasi impossibile. Stefano De Martino – primo dei papabili – non è ancora strutturato per raggiungere l’obiettivo. Ma la vera sfida della Rai targata Meloni consiste nel smentire questo deserto che loro si ostinano a voler chiamare cambiamento.