A un anno dalla sua entrata in vigore, il Supporto per la formazione e il lavoro resta un mistero. O, almeno, lo restano i suoi numeri. Per una misura su cui la trasparenza è pari praticamente a zero. Parliamo del sostegno previsto per sostituire, insieme all’Assegno di inclusione, il Reddito di cittadinanza e per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro per i suoi ex beneficiari. Il Supporto si rivolge a chi ha tra i 18 e i 59 anni e ha un Isee inferiore ai 6mila euro, non rientrando inoltre nei requisiti per ottenere l’Adi. L’assegno di 350 euro può essere erogato per un massimo di 12 mesi. Ma sta funzionando? Difficile dirlo, il che sembra già un indizio. Mancano infatti informazioni complete, denuncia Pagella Politica.
I (pochi) dati sul Supporto formazione lavoro
Partiamo dai beneficiari della misura. Gli unici dati pubblici sono quelli rilasciati dall’Inps il 9 luglio, a dieci mesi dall’introduzione del Supporto. Tra settembre e fine giugno i beneficiari sono stati 96.161 e ogni beneficiario, in media, ha ricevuto 3,7 assegni mensili. I destinatari si concentrano soprattutto al Meridione (il 78%), con la Campania come prima Regione (28%), seguita da Sicilia (18%) e Puglia (12%).
I dati sull’età e la cittadinanza dei beneficiari del Sfl risalgono invece a maggio: gli italiani rappresentano il 93% del totale della platea e ben la metà dei beneficiari ha tra i 50 e i 59 anni, il che fa capire quanto sia difficile il loro inserimento nel mondo del lavoro, considerando che non sono più così giovani e ricercati dalle aziende. C’è, sottolinea quindi Pagella Politica, molta meno trasparenza rispetto al Reddito di cittadinanza: in quel caso, infatti, l’Inps pubblicava tutti i mesi i dati dell’Osservatorio. Anche sull’Adi, peraltro, gli unici dati Inps sono quelli di inizio luglio. Tornando al Supporto formazione lavoro, non ci sono dati sulle persone che hanno trovato occupazione o seguito un corso di formazione. Così come non ci sono sui beneficiari che hanno perso il sussidio perché non hanno rispettato le condizioni previste dalla legge.
Zero assoluto
Aspetti su cui non arrivano chiarimenti dai dati dell’Inps. Solamente a gennaio la ministra del Lavoro, Marina Calderone, aveva fornito qualche informazione in merito, sostenendo che fossero stati assunti nei primi mesi quasi 11mila beneficiari. Poi, da gennaio a oggi, è calo il silenzio. Non sono più state fornite informazioni su questi dati, neanche quando Calderone ha risposto al question time in Parlamento proprio su questo tema. È difficile, quindi, stimare anche l’impatto sulla povertà di questa misura.
Anche in questo caso non ci sono dati e l’unico citato dal governo riguarda l’indicatore sul rischio di povertà dell’Istat. Che, però, valuta l’impatto di altre misure (come l’assegno unico e il taglio del cuneo fiscale, per esempio) e non quello del Supporto formazione lavoro. Infine, un ultimo capitolo: la spesa relativa a questa misura. Da settembre a maggio per gli assegni sono stati utilizzati 107,6 milioni di euro. Una cifra di gran lunga minore rispetto a quella preventivata dal governo. Il limite di spesa, infatti, era stato fissato a 122 milioni per il 2023 e a quasi 1,5 miliardi per il 2024. Le cifre, finora, dicono tutt’altro. Segno che il Supporto per la formazione e il lavoro finora è stato un flop, anche rispetto alle previsioni del governo.