Stai a vedere che sulla transizione ecologica, il cambiamento climatico e la decarbonizzazione, la destra bluffa. A lasciarlo pensare è l’analisi della comunicazione politica sul clima, realizzata dall’Osservatorio di Pavia per conto di Greenpeace Italia che mette a nudo le contraddizioni sul tema da parte dell’attuale maggioranza.
“Sebbene i principali leader politici italiani parlino molto poco di crisi climatica, quando il discorso affronta la decarbonizzazione sono gli esponenti dei partiti di destra e del governo a parlarne di più, ma quasi sempre per esprimere posizioni ambigue o contrarie alla transizione energetica di cui abbiamo urgente bisogno”, si legge nel rapporto. Un’analisi fatta guardando a tutte le dichiarazioni sull’argomento da parte di tredici leader politici ed esponenti di governo e postate su Facebook o rilasciate a quotidiani e televisioni.
Guardando alle destre, al centro dell’analisi di Greenpeace sono finiti la premier Giorgia Meloni, i ministri Giancarlo Giorgetti (Lega), Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia), Matteo Salvini (Lega) e Gilberto Pichetto Fratin e Silvio Berlusconi di Forza Italia (il quale, si legge nel rapporto, “nelle prossime rilevazioni sarà sostituito da Antonio Tajani, nuovo segretario di Forza Italia). Per le opposizioni, invece, la rosa di nomi presa in considerazione punta ad Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, Carlo Calenda di Azione, Elly Schlein del Partito Democratico, Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle, Matteo Renzi di Italia Viva, Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra e Riccardo Magi di Più Europa.
Leader al microscopio
Guardando al governo, quelli che si sono fatti sentire maggiormente sull’argomento sono stati la premier Giorgia Meloni e i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Matteo Salvini. Dall’analisi è emerso che “la loro comunicazione si caratterizza per una marcata attenzione sulla sovranità nazionale rispetto alle politiche energetiche (a volte in aperto contrasto con le posizioni dell’Unione Europea), per forti resistenze alla transizione (ad esempio sullo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna entro il 2035) e per continui riferimenti alla “neutralità tecnologica”.
Quest’ultima, rivela il rapporto, viene “usata per indebolire e sminuire le reali soluzioni per il clima, in un’ottica di difesa degli interessi economici del settore dei combustibili fossili”. A sinistra i leader più attivi sul tema sono Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Elly Schlein. Nel loro caso viene rivelato che “anche se meno frequenti, i loro discorsi fanno quasi sempre esplicito riferimento alla crisi climatica e sono nettamente favorevoli alle azioni per la salvaguardia del clima e alla transizione energetica”.
Risultato amaro
“In piena emergenza climatica, ci troviamo di fronte a uno scenario pericoloso per il contrasto al riscaldamento globale: la maggioranza, che ha più spazio sui media per parlare di clima e decarbonizzazione, prende parola per mantenere lo status quo e difendere così gli interessi delle aziende inquinanti”. A spiegare il risultato dell’analisi è Federico Spadini, responsabile campagna Clima di Greenpeace Italia.
“Tutto ciò trova un immediato riscontro nelle politiche del governo che, ignorando il susseguirsi di eventi estremi sempre più violenti e distruttivi, continua a puntare sui combustibili fossili e su nuove infrastrutture per il gas, contribuendo così a creare spazi per il negazionismo e alimentando una campagna di disinformazione sul clima che consideriamo criminale”.
Ma non è tutto. Il rapporto, infatti, mette in risalto che “la frequenza dei discorsi politici sul clima, in generale è molto bassa” con “le dichiarazioni dei leader politici sulla crisi climatica sono ferme allo 0,6% sul totale delle dichiarazioni rilasciate ai Tg” e ciò a riprova di come “la crisi climatica continui ad avere scarsa visibilità”.