“Altro che semplificazione, da Rocca un condono degli abusi in aree agricole”: parla il consigliere Pd del Lazio, Valeriani

Parla il consigliere regionale del Lazio, Massimiliano Valeriani (Pd): "Sulle aree agricole norme libera tutti".

“Altro che semplificazione, da Rocca un condono degli abusi in aree agricole”: parla il consigliere Pd del Lazio, Valeriani

Massimiliano Valeriani, consigliere del Lazio del Pd, la proposta regionale sulla semplificazione urbanistica avrà effetti anche sulle aree agricole. Voi contestate queste norme, perché e cosa potrebbe succedere?
“La 171 è un provvedimento omnibus, non solo su di un tema. Parla di tante cose diverse, tra le quali anche quelle che impattano sul sistema agricolo, con una modifica sostanziale che stravolge completamente alcune previsioni. La prima, la più importante, è che si cambia la sostanza dello strumento del piano di utilizzazione delle aree agricole, che da strumento che preventivamente autorizza il rafforzamento delle aziende agricole diventa invece uno strumento di condono per tutti gli abusi edilizi compiuti prima che il piano venga realizzato. Si condonano tutte quelle cose che non hanno nulla a che fare con le aziende agricole, come le abitazioni civili. Sempre nella 171 viene data la possibilità ai proprietari di manufatti, senza cambiare destinazione d’uso, di ospitare manifestazioni ed eventi, senza specificare di cosa si parla: da cose piccole a quelle con un grandissimo impatto per il numero di persone che possono partecipare, dai concerti ai rave. Si dà poi la possibilità dai manufatti di realizzare piscine, box, tettoie, pergolati, cose che nulla hanno a che fare con le attività agricole, si incentiva l’urbanizzazione delle aree agricole alla faccia dell’integrità di queste aree che devono produrre derrate alimentari. In più c’è una proposta di legge che si inserisce dentro la 171, presentata dal presidente Rocca, che prevede attraverso un banale cambio di destinazione d’uso di trasformare ogni manufatto agricolo in abitazioni civili, ristoranti, alberghi e addirittura asili nido. E quando cambi le destinazioni d’uso ovviamente sei obbligato a urbanizzare un quadrante, che significa portare acqua, allacci fognari e vuol dire progressivamente violentare zone immense dell’agro romano”.

Cosa succede sul fronte della rigenerazione urbana?
“Viene totalmente stravolta ed eliminata, con la giustificazione nobile della rigenerazione si interviene sull’agro romano facendo tutte queste porcherie. Poi si danno delle premialità che passano dal 20% al 60% senza avere neppure l’obbligo di efficientemento energetico e dell’adeguamento antisismico. Ma la cosa che configge concettualmente con il principio di rigenerazione è la previsione per cui un manufatto in stato di degrado può essere abbattuto e invece di essere ricostruito in loco, la norma della destra prevede che quella cubatura e quelle volumetrie me le riconoscano da un’altra parte. Quindi la zona degradata non viene rigenerata, ma viene utilizzato altro suolo”.

Di fatto è un maxi-condono?
”Con questa norma c’è un sostanziale libera tutti, si può fare qualsiasi cosa. Nelle città, con il concetto stravolto di rigenerazione urbane, e nelle aree adibite in zone agricole. Diventa un sistema dove non ci sono più difese e più tutele”.

Qual è il disegno dietro questo progetto?
“Semplicemente scambiare l’urbanistica con l’edilizia: pensare che con le norme di governo del territorio si possa incentivare una ripresa economica è una visione un po’ da terzo mondo. Non c’è un disegno di sviluppo del nostro territorio, solo stringere l’occhiolino ai singoli interessi. In assenza di un disegno unitario e di una strategia sul territorio, tutte le proposte di legge presentate anche dai singoli consiglieri sono state ispirate da singoli interessi che configgono con l’interesse generale”.

Anche il recente rimpasto della giunta Rocca, con il cambio proprio della delega all’Urbanistica, evidenzia una certa confusione o una marginalizzazione del tema?
“Mi auguro che questo cambio possa portare a una maggiore cautela e prudenza. Da sempre l’urbanistica è una materia molto delicata, invece finora abbiamo visto una produzione esagerata di proposte di legge senza una strategia unitaria. Mi auguro che questo rimpasto possa suggerire maggiore prudenza, a partire dalla modifica di tutti questi temi della legge 171”.

Un tema che si aggiunge a quello delle sale cinematografiche. Perché siete contrari alla trasformazione di queste sale in attività commerciali? Non credete che sia giusto considerando che si tratta di luoghi in alcuni casi abbandonati da diversi anni?
“Intanto nella norma della 171, che è stata fatta da Rocca, si prevede che le sale chiuse da almeno 7 anni possano diventare, in attesa delle modifiche del testo, una qualsiasi altra cosa. Per esempio centri commerciali. Ma è evidente che quello è un patrimonio che è destinato ad attività culturali e allora sarebbe di buon senso trovare un mix sostenibile anche per gli imprenditori, salvando la vocazione culturale e prevedendo anche attività collaterali come quelle commerciali. Un conto è questo, un conto è che diventino tutti centri commerciali. Inoltre fa saltare tutti gli standard urbanistici, pensiamo al carico e scarico merci, ai parcheggi e poi si uccide il commercio di vicinato. Si tratta di una legge punitiva per tutto quel patrimonio delle città, soprattutto di Roma, realizzato per avere una vocazione culturale. Adesso, con tutto quello che è successo nelle ultime settimane, con tanti appelli, si sta trovando una soluzione equilibrata e io sono contento, ma si poteva fare anche prima. Adesso Rocca passa come il salvatore dei cinema, ma l’ha fatta lui la norma, ora è intervenuto perché ha capito che è inconcepibile”.