“Visto che l’ente pubblico si è dimostrato incapace di pianificare e indirizzare uno sviluppo di Milano che pensasse anche alle fasce più deboli, abbiamo pensato di poter realizzare noi un progetto di trasformazione urbana partecipata con i cittadini, che includesse 7.000 mq di case popolari, edilizia a basso costo per studenti e classi con redditi medio-bassi e case per ceti alti. Il tutto garantendo un parco pubblico da 550.000 mq”.
A raccontare il progetto – abbastanza utopico nella Milano dei grattacieli fantasma e dei colpi di spugna bypartisan mirati a salvare gli immobiliaristi – sono l’ingegner Gabriele Mariani e l’urbanista Patricio Enriquez, volti storici di quei comitati cittadini che nell’ultimo ventennio si sono sempre opposti alla cementificazione selvaggia della città. Insieme all’avvocato Veronica Dini (legale che ha firmato i principali ricorsi contro quei progetti che hanno fatto di Milano la città meno inclusiva d’Europa) stanno lavorando per F3A Green, la società “promissaria acquirente” dell’area de La Maura, un’isola verde da 750.000 mq oggi di proprietà di Snaitech. Un progetto osteggiato anche da una fetta dei comitati cittadini che ha accusato Mariani-Enriquez-Dini di essersi venduto ai palazzinari.
F3A Green e Snaitech hanno sottoscritto un preliminare di vendita e il rogito dovrebbe arrivare entro fine anno, ma la chiusura dell’affare ritarda. A sparigliare le carte ci si è messo anche il sindaco Beppe Sala, il quale ha annunciato a sorpresa che con i soldi della vendita di San Siro e aree limitrofe a Milan e Inter, vuole acquistare proprio la Maura. Per “salvare l’area verde dalla speculazione”, ha spiegato. Giustificazione sacrosanta sulla carta, ma che stride se detta dal sindaco che non solo sta regalando il Meazza e le aree limitrofe a fondi d’investimento speculativi, ma che ha anche permesso che per anni si trasformassero box in torri di lusso, o si costruissero mega progetti nei parchi, grazie a una semplice Scia…
Mariani, Enriquez, diciamocelo subito: siete palazzinari di sinistra?
E: “No. Siamo portatori di un progetto diverso. Negli ultimi 15 anni i milanesi hanno potuto solo contestare le trasformazioni della città, perché queste sono sempre state delegate dal Comune ai grandi gruppi immobiliari, i quali hanno deciso interventi finalizzati solo a massimizzare i loro guadagni. Ora abbiamo la possibilità di decidere su La Maura, dove F3A Green ha capito che si può progettare e sviluppare, dialogando con i cittadini, unendo interessi pubblici e privati. Un nuovo modello che spaventa i grandi gruppi imprenditoriali”.
M: “Mi sono sempre battuto contro le trasformazioni urbanistiche fatte a Milano, ma non per la trasformazione in sé, ma perché la ricchezza (le plusvalenze) generata da tutti quei progetti – dallo stadio di San Siro a City Life a Porta Nuova, dal Trotto, a piazza d’Armi, fino agli Scali ferroviari – non è andata a beneficio dei cittadini. Gli Scali, per esempio: quell’operazione ha generato oltre un miliardo di euro di plusvalenze per Fs Sistemi Urbani. Quanto di quel miliardo è arrivato alla città, oltre i normali oneri di urbanizzazione, che per altro sono stati i più bassi d’Europa, perché per 13 anni Palazzo Marino non li ha adeguati (contravvenendo alle norme regionali)?”.
Quindi, per voi, il decantato boom di Milano ha giovato solo ai costruttori e non ai milanesi tutti?
M: “Il tema è come il Comune si sia posto davanti ai capitali. La Maura è la cartina tornasole: rispetto alle aree pubbliche e private che negli ultimi 15 anni – sotto i sindaci Giuliano Pisapia e Sala – sono state oggetto di interventi da parte dei costruttori, su quante Palazzo Marino è intervenuto, dicendo: ‘No, lì voglio fare un parco’? Nessuna. E questo perché da sempre c’è una commistione – che va in continuità tra centrodestra e centrosinistra – fra capitale finanziario-immobiliare e politica. E una parte tutela l’altra. Perché la destinazione d’uso dell’ex-Trotto (ex area protetta da 130.000 mq dove il fondo Hines costruirà 1400 residenze) è cambiata con una semplice determina dirigenziale, senza che nessuno (destra o sinistra) dicesse beh? Perché sugli Scali c’è stato il silenzio del centrosinistra davanti a una trasformazione che non portava ricchezza alla città? Perché le case Ers (Edilizia Residenziale Sociale, a canone agevolato) non ci sono nel progetto dello scalo di Porta Genova e ce ne sono pochissime a Farini? Perché nelle aree di maggior pregio non bisognava mettere le case popolari”.
E.: “L’amministrazione deve avere un’idea di città, da realizzare attraverso il Pgt, e deve dire ai privati ‘voglio fare questo, tu lo fai così, altrimenti nulla’. A Berlino l’ente pubblico ha disegnato la città e i privati hanno realizzato quel progetto. A Milano è accaduto il contrario. Qui per anni si sono sposate politiche privatistiche, con esigenze della città sacrificate a interessi privati nel nome del guadagno dell’investitore. Perché a Citylife si fanno i parchetti bellini, con i giochi in acciaio inox e sistemazioni in pietra costosissime? Perché con i soldi pubblici si abbellisco gli edifici di lusso che il costruttore poi venderà a 14 mila euro al mq? Con gli oneri di Citylife sapete quante case popolari o parchi si sarebbero potute fare…? Così non si fa la città per tutti, ma si fa la città esclusiva (o escludente)”.
M: “Nel Bosco di via Falk i cittadini hanno scoperto che con gli oneri a scomputo si compreranno panchine in pietra da 10.000 euro!”.
Tornando alla Maura, Sala dice: “Vendo San Siro e con i soldi salvo il verde”. È arrivato a ipotizzare l’esproprio. Forse può avere un senso come operazione…
E.: “La Maura è un’area chiusa e non è tutto verde. Ci sono 45.000 mq di superfici edificate, alle quali devi dare una destinazione. Inoltre Sala dovrebbe spiegare perché il Comune non ha inserito quest’area nel Pgt del 2020 come elemento essenziale nel sistema verde di Milano”.
Cosa prevede il vostro progetto?
E: “Tutto: case popolari; soluzioni abitative a basso costo per studenti e per classi medio-basse (case Ers, parametrate sui redditi reali) e poi ci saranno le case per i ceti più alti. Visto che l’ente pubblico non è in grado di fare ciò che dovrebbe per le classi più basse, vogliamo dimostrare che esistono privati in grado di poterlo fare”.
Cosa rispondete ai comitati che vi danno dei traditori?
M.: “Io, Partricio e Dini siamo professionisti senza padroni. E attraverso un progetto partecipato e un’ipotesi di accordo di programma, trasformiamo un’occasione di arricchimento per pochi, in un’occasione di ridistribuzione della ricchezza in modo equo. Noi ragioniamo per tabelle Excell: con 16.000 mq di case di pregio da riqualificare, 7.000 mq di case popolari da edificare, un parco da550.000 mq riaprire i costi sono questi. Per renderli sostenibili, gli sviluppatori devono fare tot volumetrie. Un percorso di assoluta trasparenza, da fare con i cittadini, massimizzando l’utilità pubblica. Un concetto che faremo capire ai cittadini, che magari si chiederanno cosa ha avuto in cambio, per esempio, dal progetto Trotto, poco o nulla…”.
E perché non avete ancora rogitato? Ci sono pressioni del Comune su Snaitech per far saltare l’accordo?
M.: “C’è un compromesso che stabilisce determinate cose. Noi assistiamo i promittente acquirenti, facendo valere ciò che è previsto nel compromesso. Probabilmente a Snaitech quanto previsto da quel compromesso piace meno di qualcosa che forse potrebbe ottenere con un’interlocuzione con Sala. Però il sindaco deve fare chiarezza: quando si parla di “compendio immobiliare La Maura” che diventerà parco, cosa intende? Tutta l’area di 751.000 mq, cioè la pista Trenno che sta a sud (via Novara) e la pista la Maura che sta a nord (via Lampugnano). O solo l’anello a Nord, mentre su quello a Sud (che interessa a Snaitech), cercherà un qualche tipo di accordo…?”.