La mancata proroga del Superbonus ha un costo. Che si moltiplicherà sia dal punto di vista economico che sociale. La previsione di Federica Brancaccio, presidente dell’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili) al Sole 24 Ore si basa su alcuni dati già messi in conto.
Senza una proroga per i lavori già iniziati del Superbonus il rischio è di “fallimenti, contenziosi, ammortizzatori sociali e perdita di fiducia”. Insomma, la mancata proroga ha un costo che rischia di essere elevato. Anche a causa del timore di un aumento di conflittualità tra committenti e imprese per i lavori non terminati entro la scadenza del 31 dicembre.
Superbonus, i dati che allarmano
Per il 2023, spiega il Sole 24 Ore, sono stati ammessi lavori legati al Superbonus per 13 miliardi di euro, ma si aspetta anche la loro realizzazione. Oltre 36mila condomini hanno avviato le opere quest’anno e la fine dei lavori non è detto che arrivi entro il 31 dicembre.
Senza il completamento entro quella data l’incentivo scende dal 90% al 70%. Il rischio è che i cantieri vengano bloccati per mancanza di liquidità, perché gli abitanti dei condomini potrebbero non avere i soldi a disposizione per pagare quel 20% aggiuntivo. Il rischio, a cascata, è che le imprese non ricevano i pagamenti e vadano incontro al fallimento. Con conseguenti ricadute anche sull’occupazione e sugli ammortizzatori sociali.
Senza proroga costi più alti
A spiegare una serie di problemi è Brancaccio, che parte dall’esempio dei lavori nei condomini periferici delle città che spesso sono partiti “più tardi degli altri”. E per questo rischiano di “rimanere a metà”, perché non tutti i proprietari “avranno la disponibilità per investire quanto serve a far avanzare i cantieri con le agevolazioni più basse”.
L’altro rischio, conseguente, è quello di “contenziosi enormi”. Con un’ulteriore aggravante: i lavori lasciati a metà potrebbero non raggiungere l’obiettivo minimo del Superbonus, ovvero il salto di due classi energetiche. E per questo l’Agenzia delle Entrate potrebbe voler recuperare anche le agevolazioni già incassate dai privati. Creando, peraltro, nuovi contenziosi.
A rischio ci sono anche le imprese, con un inevitabile costo sugli ammortizzatori sociali perché difficilmente tutti quei lavoratori possono ritrovare occupazione in tempi brevi. Non manca una questione legata alla fiducia: dopo quello che è successo è difficile che una riforma delle agevolazioni edilizie possa poi avere un riscontro positivo tra popolazione e imprese: “Mi chiedo chi potrà crederci”, sottolinea la presidente dell’Ance.
Per questa ragione Brancaccio assicura che continuerà a chiedere la proroga fino all’ultimo giorno utile, perché parliamo di un “problema che interessa più di 30mila condomini”, per cantieri “già in stadio avanzato”. Aggiungendo un altro rischio, quello legato alla sicurezza: la corsa a “chiudere rapidamente i cantieri andava evitata” perché compromette la sicurezza dei lavoratori. Infine, non manca un rischio legato a un possibile rallentamento della crescita con la fine degli incentivi.