Chissà cosa dirà chi sembra sostenere che le truffe riguardano il solo reddito di cittadinanza e che per questo tale strumento deve essere cancellato dalla faccia della terra. Già perché ieri non uno ma addirittura due scandali dimostrano il contrario, ossia che i raggiri non risparmiano niente e nessuno. Il primo è l’inchiesta della Procura di Roma che ha scoperto un’associazione per delinquere dedita all’ottenimento di invalidità civile e al riconoscimento della Legge 104/1992 a favore di soggetti senza diritto.
Fatti per i quali i militari del Nas della Capitale hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio, per la durata di 6 mesi, nei confronti di due persone ed effettuato 33 decreti di perquisizione. Dall’indagine sono emerse numerose condotte illecite portate avanti da alcuni funzionari e dipendenti di un Dipartimento di Medicina Legale di una Asl romana.
In particolare diversi episodi di corruzione a carico di impiegati amministrativi che accettavano denaro per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, tra cui anche la compilazione e l’apposizione di firme falsificate su documenti pubblici in favore di agenzie di servizi funebri della Capitale. Il secondo scandalo è quello portato alla luce dalla Dda di Messina, guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, che ha scoperchiato una maxi truffa ai danni di Agea e Inps da 1,5 milioni di euro e per la quale sono indagate ben 150 persone.
Tutti loro, secondo i pm, si sarebbero spacciati per braccianti agricoli residenti sui Nebrodi e per questo avrebbero percepito contribuiti Inps non dovuti. C’è chi otteneva l’agognato assegno in quanto licenziato, chi per maternità e chi per malattia. Tra quelli che hanno partecipato al raggiro spicca il collaboratore di giustizia Giuseppe Marino Gamazza. Una vicenda per la quale è finito ai domiciliari pure l’imprenditore agricolo Luigi Denzè, ritenuto dai pm contiguo ai clan.
A far scattare questa indagine è stato Gamazza che arrestato a gennaio 2020 per associazione mafiosa, durante un blitz in cui sono finite in manette anche altre 93 persone, ha poi vuotato il sacco coi magistrati svelando il sistema usato per percepire le indennità dell’Inps che lui stesso, come messo a verbale, ha sfruttato fingendosi bracciante agricolo. Pista, questa, confermata anche da un altro arrestato nel blitz del 2020, ossia Salvatore Costanzo Zammataro che ai magistrati ha spiegato: “Dopo il 2010, l’associazione dei Batanesi si è resa conto che fare le estorsioni era poco conveniente, per cui si è focalizzata sul traffico di droga e sulle truffe all’Agea”.
DUE PESI E DUE MISURE. Quel che è certo è che questa volta, contrariamente a quanto accade quando di mezzo c’è il reddito di cittadinanza, nessuno alzerà un polverone. Anzi queste due notizie sembrano destinate a rimanere un trafiletto sui giornali mainstream e si può star certi che nessun politico si sognerà di cavalcarla al grido “rimuoviamo i contributi dell’Insp”.
Questo non può che dimostrare come le notizie che riguardano le truffe relative alla misura voluta dai grillini per aiutare i più deboli, le quali è innegabile che esistono come anche che riguardano davvero una ristretta minoranza di casi, vengono amplificate e utilizzate da diversi esponenti politici in modo strumentale al fine di far passare il reddito di cittadinanza come il male assoluto e il covo di ogni truffa quando è evidente, come emerge dalle inchieste giudiziarie tra cui questa, così non è.