La ministra del Lavoro, Marina Calderone, continua a spararle grosse sul Reddito di cittadinanza. “Ci sono prospettive reali sul fronte del lavoro. I dati Unioncamere dicono chiaramente che tra luglio e ottobre prossimo c’è una disponibilità e una mobilità di oltre 1 mln posti lavoro”, dichiara, manifestando ottimismo sulla possibilità che i nuovi meccanismi messi in piedi dal governo dopo lo stop del Rdc possano produrre risultati occupazionali importanti. Bisogna riconoscerle però che lei stessa ammette che “resta la necessita di formare le persone attivabili al lavoro, e dove c’è bisogno di riqualificare persone lo facciamo, ma il nostro obiettivo è far incontrare domanda e offerta di lavoro”.
Gli ex percettori del Reddito di cittadinanza non hanno mercato. La Calderone dispensa i numeri. Ma chi non è formato non ha richieste
La verità è che il governo è arrivato totalmente impreparato a un appuntamento annunciato mesi fa con la legge di Bilancio. Non è pronta la piattaforma attraverso cui dovrebbe transitare il nuovo sussidio per gli occupabili, i corsi di formazione sono al palo per non parlare dei Centri per l’impiego. Nel 2019, per accompagnare l’introduzione del Reddito di cittadinanza, il governo Conte I ha varato un Piano di potenziamento dei Centri per l’impiego prevedendo l’assunzione di 11.600 nuovi operatori. Le Regioni, 15 delle quali governate dal Centrodestra, avrebbero dovuto completare il Piano (per la cui realizzazione fu stanziato 1 miliardo) entro il 2021.
A fine 2022 erano state inserite nei Cpi solo 4.327 unità di personale (37%), con 4 Regioni ferme a zero: Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia. Non solo. I dati Unioncamere-Anpal citati da Calderone dicono che ad agosto le imprese prevedono di attivare 293mila contratti di lavoro a tempo determinato superiori a un mese o a tempo indeterminato, con un incremento rispetto a un anno fa di 8mila in più, pari al +3,0%. Per il trimestre agosto-ottobre la previsione si attesta su 1,3 milioni di assunzioni. Ma dicono anche che rimane ancora alta la difficoltà di reperimento che arriva a interessare il 47,5% delle assunzioni previste, circa 6 punti in più rispetto ad agosto 2022 quando l’indicatore si attestava al 41,6%.
Se non si trova personale oggi la colpa non è del Reddito di cittadinanza che praticamente non c’è più
Quindi se non si trova personale oggi la colpa non è del Reddito di cittadinanza che praticamente non c’è più. La verità è che i percettori non sono divanisti ma persone scarsamente qualificate che avrebbero bisogno come il pane di formazione. L’Anpal ha confermato che risultano i più lontani dal mercato del lavoro tra le categorie iscritte al programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori): solo il 12,1% rientra nel livello 1, ovvero quello del semplice reinserimento lavorativo mentre il 55,9% è nel livello 3, quello che indica la necessità di riqualificazione.
Sono anche la fascia con il livello di istruzione mediamente più basso. Oltre due su tre (il 67,8%) sono fermi a livelli di istruzione fino alla terza media. Guardando poi alle persone che hanno trovato lavoro a sei mesi dalla presa in carico attraverso il programma, su circa 145mila percettori del sussidio iscritti entro dicembre 2022 lavoravano a giugno di quest’anno circa 20mila, ma solo 11.209 con un rapporto attivato dopo la presa in carico (7,7%) e 8.862 con un lavoro precedente ma “povero”.