Appena 13 ore il Senato e 17 la Camera. Tanto deputati e senatori hanno lavorato nel mese di marzo. L’aula di Montecitorio si è riunita 5 volte (il 3, il 4, il 5, l’11 e il 18), quella di Palazzo Madama 4 (il 4, il 10, l’11 e il 18). Numeri difficilmente giustificabili anche per quanti continuano a ripetere che il Parlamento funziona regolarmente. E imbarazzanti a fronte di quanti stanno, quotidianamente, dando il loro contributo affinché il motore produttivo del Paese non si arresti definitivamente. Dai cassieri ai fornai, dai dipendenti delle poste agli autisti dei trasporti pubblici. Per stipendi, senza voler fare demagogia spicciola, di gran lunga inferiori a quelli dei parlamentari. Se è lecito dunque chiedere ai gestori dei servizi essenziali di fare il loro lavoro sarà pur consentito chiedere di farlo al Parlamento.
DIAMOCI UNA MOSSA. La questione di opportunità politica, peraltro, devono aver cominciato a porsela sempre più parlamentari tanto che l’ipotesi del voto a distanza pare definitivamente tramontata e ora deputati e senatori paiono sfidarsi a colpi di chi ha voglia di lavorare di più. I primi a chiedere la convocazione “immediata e a oltranza” delle Camere sono stati i tre partiti dell’opposizione: Lega, FdI e Forza Italia. “Le polemiche sulle attività parlamentari sono strumentali. C’è stata una seduta d’aula alla Camera mercoledì scorso ed è intervenuta anche Giorgia Meloni. Nello stesso giorno al Senato c’è stata una capigruppo di 4 ore per decidere il percorso dei decreti sul coronavirus”, ha replicato il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Inca.
Ma, sotto la spinta anche del Colle, qualcosa sembra muoversi. Sono convocate per oggi e per domani le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato. A Montecitorio l’appuntamento è per le 18 di oggi, mentre a Palazzo Madama si vedranno mercoledì alle 15,30 dopo una seduta tecnica dell’Aula (comunicazioni del Presidente). In entrambe le riunioni bisognerà esaminare e decidere le modalità di esame dei decreti presentati dal governo sul Coronavirus. Il premier Giuseppe Conte è atteso giovedì in Parlamento per l’informativa sul Covid-19, alla quale aveva comunicato la propria disponibilità al presidente di Montecitorio, Roberto Fico. Quelle dei ministri della Salute Speranza e dell’Istruzione Azzolina potrebbero seguire nei prossimi giorni. Domani alle 15 a Montecitorio ci sarà un question time rafforzato, ovvero due domande per gruppo. Oggi è invece fissato un appuntamento che coinvolge sia Camera che Senato: l’audizione informale, in videoconferenza davanti alle commissioni Bilancio, del ministro del Mef Roberto Gualtieri.
LANGUONO I LAVORI. I deputati si riuniranno nella sala Mappamondo di Montecitorio, mentre i senatori nella sala Koch. E sempre da oggi a Palazzo Madama comincia l’esame del Cura Italia alla Bilancio. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato alle 19 di venerdì. Sebbene sia stato assegnato in sede referente alla Bilancio sono molte altre (vista la corposità del provvedimento) le commissioni coinvolte in sede consultiva: dovrebbero riunirsi tra il 25 e il 26. Il “Cura Italia” ingloberà anche gli altri decreti approvati da Palazzo Chigi così da semplificare l’iter di conversione di più provvedimenti. “Sono già alla Camera, stamattina il Palazzo è vuoto. Sicurezza garantita…”, dichiarava ieri Ettore Rosato di Italia Viva e vicepresidente a Montecitorio. Chissà che qualcosa davvero da oggi possa cambiare e, se il Paese bussa, si possano sentire deputati e senatori battere un colpo.