I guai in casa Lega sembrano non avere fine. Specie quando di mezzo c’è la magistratura. Prima il caso che ha toccato direttamente il Governo con Armando Siri, poi la Regione Lombardia con le indagini su Attilio Fontana, e ora il Comune di Legnano, con mezza giunta praticamente messa fuori gioco. Al centro di quest’ultima inchiesta nomine pilotate, incarichi affidati a chi era incompatibile o per ottenere un appoggio elettorale. Non ci sono le solite mazzette al centro di quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Milano, che ha portato all’arresto del sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini.
È il baratto che la politica, in alcuni casi, ha imparato a usare per conquistare o consolidare il potere. Gli incarichi venivano assegnati dagli indagati “a soggetti a loro graditi” persone che in futuro potevano essere in qualche modo manovrabili dal politico perché infinitamente riconoscenti. Per questa ragione la Procura di Busto Arsizio contesta le “turbative nello svolgimento delle procedure selettive”. Tre gli incarichi al centro di questo scambio: il primo per la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano, del direttore generale di Agma Legnano spa, e di un incarico professionale dalla partecipata Europa Service srl. Nel registro degli indagati sono state iscritte altre sette persone. Le Fiamme gialle ieri mattina non hanno solo notificato i provvedimenti, ma hanno acquisito anche atti in Comune e nelle partecipate.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Busto Arsizio nei confronti dei tre, indagati a vario titolo per turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale. Il sindaco del Carroccio, così come l’assessore alle Opere pubbliche, si trovano agli arresti domiciliari. Il forzista Cozzi, vicesindaco e assessore al Bilancio, si trova invece in carcere. La nomina di “soggetti e amici e conoscenti, manovrabili e in futuro riconoscenti” avvenivano attraverso “spregiudicate manipolazioni di procedure” come ha spiegato il procuratore aggiunto di Busto Giuseppe D’Amico. Ci sono alcune intercettazioni, d’altronde, che lasciano intendere il quadro delineato dagli inquirenti. “Una volta che si individua la persona, si individua e basta, la gara è finita”. E ancora: “Bisogna pilotarla questa gara, deve essere una persona di vostra fiducia”. Così dicevano Cozzi e Lazzarini intercettati dagli investigatori delle Finanza a colloquio con Fratus, a proposito dei concorsi di selezione per le posizioni dirigenziali.
Ma non è finita qui. Spunta, infatti, anche il nome di Matteo Salvini nelle 68 pagine della misura cautelare del gip Piera Bossi. È l’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, intercettata, a fare il nome del ministro, che viene citato perché sarebbe stato a conoscenza degli accordi elettorali per le amministrative nella città in provincia di Milano. Al centro di questa vicenda Martina Guidi, figlia di Luciano Guidi, candidato sindaco alle amministrative 2017 per la lista “Alternativa Popolare”. Al secondo turno aveva appoggiato Fratus, che grazie ai mille voti di Guidi vinse al ballottaggio. Ebbene, Fratus avrebbe promesso a Guidi senior, in cambio del suo appoggio elettorale, un incarico in una società pubblica. Una promessa effettivamente mantenuta con la nomina della figlia nella partecipata Aemme Linea Ambiente srl.