La politica spettacolo che si nutre di bolle mediatiche e fenomeni costruiti a tavolino ha una nuova icona: il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti si appresta a diventare il “nuovo” Danilo Toninelli? Dalla minaccia di dimissioni a pochi giorni dalla proclamazione alla tassa sulle merendine fino alla recente polemica sui crocefissi nelle aule, il materiale non manca. Lo abbiamo chiesto al massmediologo Klaus Davi, che esordisce: “La vittima sacrificabile c’è sempre, non è necessariamente creata dai media. Si tratta piuttosto di una figura che canalizza le attenzioni e alimenta il dibattitto attraverso gaffes o prese di posizioni scomode, su Toninelli sicuramente c’è stato un accanimento, ma non è stato creato solo dai giornalisti. Il caso di Fioramonti invece è diverso: lui cavalca la polemica, un po’ ci gioca. In questo caso non parlerei di gaffe: alla fine tassare le merendine è una proposta politica che può piacere o meno, ma non è etichettabile come figuraccia – continua Davi -. Lo stesso non si può dire per Lucia Borgonzoni che ha mostrato di non conoscere i confini della regione nella quale è candidata Presidente. Questa è una gaffe e anche abbastanza grave”.
A proposito della Borgonzoni: ha dichiarato che il tortellino con il ripieno di pollo offerto, insieme a quello classico, alla Festa del Santo protettore di Bologna sia un modo per ammiccare all’islam. Siamo di fronte ad un caso di strumentalizzazione?
“Questo è un classico esempio di tema ottimo per una campagna elettorale di stampo identitario: è un argomento evocativo per il suo elettorato di riferimento. L’immigrazione, le tradizioni, il cibo, il cattolicesimo, la critica all’Islam, sono elementi caratterizzanti. Quando la politica si avventura nella dimensione valoriale è chiaro che lo fa per scatenare il dibattito, è assolutamente voluto. C’è il tentativo di far diventare Il tortellino dell’accoglienza un tormentone come è stato per Le tasse sono bellissime di Padoa Schioppa e come I ristoranti sono pieni di Silvio Berlusconi. i tormentoni sono un ottimo espediente per far parlare di sé”.
Quanto contribuiscono i social network a creare questi fenomeni mediatici?
Quando si mostra sui social ogni aspetto della propria vita, pubblica e privata, dalle fidanzate a ciò che mangia ogni giorno, è chiaro che presta il fianco a tormentoni e strumentalizzazioni varie. Tutto fa brodo e si autoalimenta una spettacolarizzazione che fa comodo a tutti, ai giornalisti che ne parlano ma in primis anche a chi la cavalca per fini propagandistici ed elettorali. Quindi è una spettacolarizzazione autoindotta.
I fenomeni o i personaggi costruiti a tavolino sono sempre efficaci?
“Non sempre. Spesso ci sono cose costruite e studiate che funzionano e fenomeni assolutamente casuali che possono divampare. La spettacolarizzazione della politica ha assolutamente amplificato questo fenomeno, i politici cercano la visibilità, talvolta le provocazioni sono fatte ad arte e si cerca forzosamente la polemica, si cavalca la gaffe ma non tutto sortisce l’effetto voluto”.