L’ultimo episodio, che lascia intendere l’abbandono delle zone colpite dal terremoto, è accaduto soltanto domenica scorsa. Una squadra di Vigili del Fuoco, proveniente dalla Sardegna, avrebbe dovuto raggiungere il paesino di Visso, a confine tra Marche e Umbria, uno dei più colpiti dal sisma. Nessuno, però, li aveva avvisati che a distanza di otto mesi la strada principale che conduce al paese è ancora interrotta. Ergo: “hanno dovuto fare tutto il giro per la Valnerina e allungare di circa 50 km”, ci raccontano.
Al di là di magliette gialle e facili slogan che oggi riempiranno le strade e le vie dissestate dal sisma (di paesi, peraltro, quasi tutti interamente amministrati dal Pd, di Regioni tutte amministrate dal Pd, con un Governo targato Pd), la realtà dell’Italia centrale devastata dal terremoto è questa: strade interrotte, casette mai consegnate e macerie che ancora rendono impraticabili i centri cittadini.
Danno e beffa – Siamo a Norcia. Qui in totale – ed è lo stesso report aggiornato della Protezione Civile a confermarcelo – sono state consegnate al sindaco 101 casette (le ultime 30 pochi giorni fa, il 9 maggio). Ma siamo ancora lontani da una copertura complessiva. “Qui – ci dice Andrea Liberati, consigliere regionale M5S che più di ogni altro si è rimboccato le maniche per risolvere le tante questioni aperte – siamo in alto mare. Nulla è cambiato”. Basti questo: “hanno consegnato 100 casette, ma ne servono solo qui altre 800”. E se allargassimo il giro, la gravità della situazione sarebbe ancora più rilevante. Accanto ai 101 moduli abitatitivi consegnati a Norcia, ci sono solo altri 25 consegnati invece a Norcia lo scorso 25 marzo. Dopodiché il nulla cosmico. Nonostante – è bene precisarlo – in un precedente report era ancora il dipartimento guidato da Fabrizio Curcio a parlare di un fabbisogno ammontante a tremila casette e un ordine di 1.470. Considerando le 126 casette consegnate e la promessa di Matteo Renzi che aveva parlato di aprile come termine per la consegna dei moduli, è evidente il fallimento oggettivo della ricostruzione. Fallimento che, come se non bastasse, è visibile anche sotto altri punti di vista.
Chi paga? – Prendiamo il cosiddetto “Cas”, ovvero il Contributo per l’Autonoma Sistemazione. Parliamo, cioè, del contributo “cash” per coloro che hanno deciso di sistemarsi in maniera autonoma. Tra mille cavilli burocratici e slittamenti inverosimili, da ottobre nella maggior parte dei casi sono stati saldati soltanto due mesi. Da dicembre, anche qui, ritardi su ritardi, con gli enti preposti – struttura commissariale, Regione e Stato – che giocano allo scaricabarile, mentre i cittadini ormai hanno perso anche quel briciolo di fiducia nelle istituzioni che conservavano. Silvia, per dire, abitava a Visso. Ha affidato ai social la sua richiesta disperata: “Cerco urgentemente casa mobile su ruote, 5 posti letto, per la mia famiglia a Visso, da poter collocare in giardino. Le casette tardano ad arrivare, case in affitto non si trovano se non nel raggio di 60/70 km”. E, come lei, sono tanti a cercare aiuto.
Aziende al collasso – Ma non basta. Sempre nella rete, spesso inapplicabile di decreti, c’era un altro contributo, questo una tantum, di un massimo di cinquemila euro per le aziende colpite dagli eventi sismici. Parliamo, insomma, di un aiuto concreto per fare in modo che le economie locali possano risollevarsi. La denuncia di Liberati, che a riguardo ha presentato anche un’interrogazione in Regione, lascia senza parole: “sono passati otto mesi, ma questo contributo non è mai arrivato. Il rischio concreto è che tante aziende chiudano”. Già, il fallimento è dietro l’angolo. Anche – paradosso dei paradossi – per coloro che hanno dato una mano nell’emergenza. “Molti alberghi che hanno ospitato i soccorritori – chiosa Liberati – sono stati pagati parzialmente”. E così anche coloro che hanno realizzato le casette, che attendono ancora il pagamento, a loro volta, da parte del Cns. Le magliette gialle possono aiutare su questo?
Tw: @CarmineGazzanni