Era nato con un intento nobile: segnalare via sms episodi di bullismo o legati alla droga nelle scuole italiane, consentendo così alle Forze dell’ordine di intervenire tempestivamente. Un’iniziativa voluta, è scritto sul sito del ministero dell’Interno, “in un’ottica di sicurezza partecipata, come strumento in più a disposizione di educatori, operatori scolastici, ragazzi, genitori e Forze dell’ordine per arginare e combattere due vere e proprie piaghe” che “negli ultimi quattro anni in Italia sono costati la vita a dodici studenti morti per droga e ad altri due, morti suicidi per ragioni attribuite ad atti di bullismo”. Tutto molto interessante, un passo in avanti significativo, si dirà. Se non fosse che da settembre scorso, da quando cioè gli studenti sono tornati in classe per l’inizio del nuovo anno scolastico, al numero verde 43002 attivato nel 2014 dal Viminale non risponde più nessuno. Proprio così. Ma, particolare ancora più curioso, il numero non è nemmeno “verde”: il costo del messaggio viene infatti addebitato all’utente che lo invia. Un problema che non è passato inosservato. Tanto che a Montecitorio il Movimento 5 Stelle ha indirizzato un’interrogazione (prima firmataria la deputata Marialucia Lorefice) al neo ministro dell’Interno, Marco Minniti, per chiedere spiegazioni. Rivelando, ad esempio, come da una telefonata effettuata alla Questura di Torino sia stata accertata l’effettiva sospensione del servizio. Di più: “Il problema della disattivazione – è scritto nell’interrogazione – è stato sollevato da oltre un mese al ministero, ma nulla è cambiato a riguardo”. Il motivo? Non è dato saperlo. “Bullismo e cyberbullismo”, dice a La Notizia la Lorefice, “sono due fenomeni estremamente gravi e sempre più dilaganti. Occorre un intervento normativo che punti soprattutto sulla prevenzione, l’educazione e il recupero della vittima ma anche di colui che commette l’illecito”.
Tutto fermo – Circostanza per certi aspetti ancora più grave, ricorda la deputata pentastellata, “in Italia manca una normativa che li disciplini. Mesi fa in Parlamento è stata avviata la discussione di una proposta di legge in merito, che purtroppo ha perso la sua essenza originaria, è stata depotenziata, puntando sull’aspetto repressivo”. Così “oggi quella proposta è ferma al Senato: auspichiamo si ritorni presto a discuterla e che si capisca che la vera battaglia a questi fenomeni passa attraverso una buona forma di educazione, coinvolgendo famiglia e scuola”, conclude la Lorefice.
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