Basta guardarsi attorno per capire che il cambiamento climatico non è il vessillo dell’ideologia ambientalista, ma il drammatico problema che affligge il nostro Ambiente e che è destinato ad accentuarsi irreversibilmente in assenza di una presa di coscienza collettiva dalla quale scaturiscano misure governative e comportamenti individuali che ne tengano conto.
Quello che manca è una visione strategica di tutela dell’Ambiente che non lo stravolga, ma al contrario lo protegga
Lo scorso giugno il Paese era provato dall’emergenza siccità che quest’anno si è presentata con ampio anticipo mettendo in crisi le risaie del nord-est italiano, primo produttore di riso europeo, e anticipando le colture e le fioriture del Mezzogiorno. Uno spettacolo incantevole i mandorli in fiore in Puglia e i rigogliosi alberi da frutta che si offrono ai nostri sguardi come se fosse primavera inoltrata, ma ciò equivale a uno stress enorme per la flora (e la fauna) che vede alterato interamente il loro ciclo vitale con ripercussioni sulla propria produttività che, inevitabilmente, finisce per alterare la qualità della nostra vita.
La ridotta disponibilità dei prodotti della filiera agro-alimentare porta in maniera inversamente proporzionale all’aumento dei costi, rendendo proibitivi o difficilmente accessibili – con l’aggravante della contrazione del potere d’acquisto procapite – alimenti che erano sino a poco tempo fa generalmente presenti, e in abbondanza, sulle nostre tavole.
Andando oltre gli accesi scontri che tristemente generano le tematiche ambientali, quando dovremmo essere compattamente uniti, urge lavorare innanzitutto alla consapevolezza di quanto il tempo per interventi strutturali stringa e quanto possa essere distruttivo elaborare degli interventi privi di lungimiranza.
Rispetto ad altri paesi europei che vantano la media del 20%, l’Italia trattiene solo l’11% dell’acqua piovana così come – grazie alla legge denominata “Salva Mare” – ha drasticamente ridotto la desalinizzazione delle nostre acque. Misure a protezione dell’Ambiente faticosamente conquistate, e che oggi le politiche governative mettono in pericolo con la promessa di colate di cemento nelle nostre campagne per la realizzazione del “Piano Invasi” – necessario ma che deve trovare equilibrio col territorio – e accordando maggiori permessi per la desalinizzazione, come da modello spagnolo. Insomma, il rischio è che la toppa sia peggio del buco.
Quello che manca è una visione strategica di tutela dell’Ambiente che non lo stravolga, ma al contrario lo protegga, evitando ad esempio di bruciare combustibili fossili, intervenendo sulle perdite della rete idrica, investendo nella forestazione e ancora ricordando a noi stessi, quando acquistiamo e consumiamo carne bovina che un Kg di questa equivale al consumo di ben 15mila litri di acqua.
La lista degli interventi macroscopici e minuti all’insegna della sostenibilità ambientale è davvero lunga e sarebbe importante come operazione culturale iniziare a diffonderla nelle scuole dove la sensibilità dei giovani – ben lontana dalla miopia della politica – accoglie gli ambientalisti non come dei fanatici “signor no” ma come i difensori del nostro ecosistema, e cioè della nostra casa.